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I lettori, la legge Levi e le librerie indipendenti: chi ha ragione?

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Una “lettrice forte” ha espresso ieri a Bibliocartina.it un parere non proprio lusinghiero sulla figura dei librai in questo paese, lasciando un commento in calce alla risposta che Alberto Galla (presidente dell’Associazione Librai Italiani) ha indirizzato ad Aldo Cazzullo, giornalista del Corriere della Sera, in merito alle ragioni della chiusura delle librerie cittadine storiche in Italia, alla crisi del libro, al tipo di interventi da realizzare per sollevare questo settore dalla crisi difficile in cui versa già da diverso tempo. Cazzullo aveva infatti scritto, giorni addietro, un articolo sul suo blog professionale nel quale criticava gli esiti della Legge Levi, la legge che fissa un tetto del 15% agli sconti massimi applicabili nelle librerie.

Un mondo di stranezze letterarie su AbeBooks.it

“Diario di un sopravvissuto agli zombie”, arriva anche in Italia il libro cult nato da un esperimento di scrittura social (e da una vita da militare in Iraq)

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Arriva oggi in Italia “Diario di un sopravvissuto agli zombie“,  interpretazione italiana del titolo originale Day By Day Armageddon di J.L. Bourne, un libro cult negli Stati Uniti nato, come tantissimi successi attuali, da un esperimento social di autopubblicazione che ha coinvolto negli anni decine di migliaia di appassionati lettori. Nel nostro paese lo ha pubblicato Multiplayer.it Edizioni nella traduzione di Francesca Pongiglione. Il progetto “Day by Day Armageddon” nacque infatti grazie al buon vecchio metodo del taccuino di carta tra una missione militare e l’altra dell’autore in Iraq, dove per lungo tempo si è trovato di stanza in quanto ufficiale della Marina Militare Americana. Come racconta l’editore, Bourne ha iniziato la sua opera descrivendo gli scenari a lui familiari a causa delle 60 e più missioni vissute in prima persona. I protagonisti dei suoi racconti erano però degli zombie. In seguito l’ufficiale ha iniziato a caricare il suo lavoro pezzo dopo pezzo su internet, come una serie, con la struttura di una semplice sequenza di annotazioni cronologiche. Nelle sue intenzioni  il diario online doveva immergere il lettore in un mondo apocalittico in cui un uomo fugge da miliardi di non morti sopravvivendo nonostante tutte le circostanze avverse. Dopo alcuni mesi di aggiornamenti regolari della serie, Bourne ha dunque iniziato a scrivere la versione romanzata della sua storia, che nel frattempo era già diventato un cult nei circuit underground di appassionati di letteratura horror a carattere “Z” (di zombie), presentandosi come “il diario quotidiano della battaglia di un uomo per la sopravvivenza, contro le prove che il mondo dei non morti gli propone giornalmente… Il racconto crudo e realistico del tentativo da parte degli zombie, nuova specie dominante sul Pianeta Terra, di reclamarla tutta per sé. “Una piaga sconosciuta dilaga sul pianeta. I morti risorgono e, come nuova specie dominante, reclamano la Terra. Imprigionato in una tragedia planetaria, toccano a lui decisioni fondamentali – scelte che faranno la definitiva e assoluta differenza tra la vita o l’eterna maledizione…”

Inizialmente Bourne rifiutò numerose proposte di pubblicazione da parte di editori, immaginando che un editore tradizionale avrebbe potuto alterare il suo lavoro “ed eliminare il realismo con cui il diario descriveva la caduta dell’umanità”. Bourne dunque pubblicò originariamente il suo lavoro in modo non tradizionale e non convenzionale, sottoforma proprio di appunti scritti a mano. Voleva che l’opera “restasse intatta come potrebbe esserlo un vero diario post-apocalittico, dicendo “non ci sono editori o redattori nell’apocalisse”. In seguito, spiega sempre la casa editrice, “la Permuted Press addivenne con l’autore a un accordo, in base al quale la prima edizione del libro fu editata senza alterazioni della versione originale, con font somiglianti ad appunti scritti a mano, sottolineature, scarabocchi, pensieri casuali ed altri segni particolari che avevano dato al diario la sua apparenza agghiacciante e realistica. Diario di un Sopravvissuto agli Zombie ha da allora generato un enorme interesse tra i fan della narrativa post-apocalittica e dedicata agli zombie.Come conseguenza del successo del suo libro, J.L. Bourne è stato contattato da Simon & Schuster che gli ha proposto di unirsi alla loro serie Pocket/Gallery Books per distribuire il volume su scala nazionale. Nel giro di poco tempo Diario di un Sopravvissuto agli Zombie ha raggiunto una prima tiratura di 50.000 copie. Da quella volta ci sono state moltissime altre ristampe. Per l’Italia, quello che arriva oggi è il primo volume di una trilogia che sarà pubblicata nel corso di tutto il 2013 da Multiplayer.it Edizioni. Negli Stati Uniti, invece, il volume Day by Day Armageddon: Shattered Hourglass che concluderà la trilogia, sarà pubblicato il 26 dicembre prossimo.

Il Kindle sbarca in Cina: accordo con le autorità, Amazon potrà vendere i suoi prodotti direttamente al pubblico cinese. Ancora nessuna conferma ufficiale dall’azienda

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Amazon potrebbe sbarcare già entro la fine di novembre in Cina ed iniziare a commercializzare direttamente i suoi prodotti presso il pubblico cinese. Al momento la notizia non è stata confermata dai vertici aziendali, si tratta di un’indiscrezione raccolta dalla rivista in cinese dedicata alla tecnologia QQTEch.com, e rilanciata da vari organismi di stampa americani. Amazon avrebbe infatti ricevuto dalle autorità cinesi il permesso di vendere direttamente – senza passare per rivenditori locali – cinque dispositivi Kindle per la lettura di eBook, in particolare: Kindle Keyboard, Kindle Touch, Kindle Paperwhite, Kindle Fire HD e Kindle Fire. Gli accordi con la Cina risalgono al viaggio del vicepresidente dell’azienda americana Marc Onetto nel dicembre 2011, finalizzati a ottenere proprio il permesso di commercializzare in via diretta i prodotti Kindle nel paese. Quale indizio  dell’imminente sbarco del Kindle in Cina QQTech.com indica anche la traduzi0ne del manuale ufficiale del Kindle Paperwhite in cinese. Sarebbe infatti la prima volta che un manuale d’uso di un prodotto Kindle viene tradotto anche in cinese. Attualmente il mercato degli eReader cinese è occupato per lo più da piccoli produttori locali, ma la lettura di eBook è molto diffusa su smartphone e tablet, e il mercato degli eBook pirata è superiore, secondo quanto riportano diversi organi specializzati, a quello degli eBook legali.

RCS, i vertici aziendali si impegnano con Greenpeace a rendere “amiche delle foreste” le proprie case editrici

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Ieri abbiamo dato notizia del blitz dell’associazione ambientalista Greenpeace negli uffici di RCS, gruppo editoriale di cui fanno parte le case editrici Rizzoli e Fabbri accusate da Greenpeace di utilizzare carta prodotta radendo al suolo le foreste tropicali. In particolare, Rizzoli e Fabbri utilizzano, secondo l’associazione, carta prodotta in Cina da aziende che deforestano le foreste tropicali indonesiane, causando fra l’altro gravi danni a specie animali e vegetali a rischio d’estinzione, quali la Tigre di Sumatra (nella foto) o i preziosi alberi ramino. 

Il gruppo RCS si è impegnato tuttavia ieri con Greenpeace a istituire un tavolo tecnico “per implementare un percorso virtuoso capace di rendere tutte le case editrici RCS “amiche delle foreste”. Inoltre “sul rapporto “Favole ammazza foreste”, che abbiamo lanciato al Salone del Libro di Torino a maggio di quest’anno, il gruppo ha già preso delle misure contrattuali per evitare che nei propri libri venga impiegata carta prodotta da multinazionali controverse come APP e APRIL”, ricorda l’associazione. “Dopo Mondadori, Giunti, il gruppo Gems, Feltrinelli e De Agostini, anche RCS entra a far parte dei grandi gruppi editoriali italiani impegnati in politiche di acquisto della carta a Deforestazione Zero”. 

Danimarca: iBookstore di Apple censura un libro sul movimento hippie. Le nudità erano state coperte con delle mele.

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In Danimarca, la libreria online iBookstore di Apple ha censurato senza spiegazioni due eBook sul movimento hippie danese nudista. Peter Øvigs, l’autore dei due libri, lo ha denunciato scrivendo una lettera aperta di protesta inviata al Ministero della Cultura danese. Nella lettera Øvigs racconta come i suoi due eBook siano stati censurati due volte dalla casa di Cupertino. La prima versione dei due eBook riportava infatti le fotografie – immagini del movimento hippie danese tra il 1967 e il 1970 circa – esattamente come erano state scattate, esponendo alla vista le nudità dei corpi proprio come facevano i protagonisti delle foto all’epoca. “Apple ci ha rimandato indietro i libri chiedendo di coprire gli organi genitali e le parti intime”, spiega l’autore. “E così abbiamo fatto”, coprendo, come si vede dalla foto, le parti intime con delle mele rosse. “Abbiamo rimandato indietro il libro con le immagini ritoccate, inizialmente ci è stato accettato, poi dopo quattro giorni è stato nuovamente rifiutato senza alcuna spiegazione”, dice Øvigs. “Come può Apple non accettare che si usino le mele per coprire le nudità, obbedendo a un ordine che Apple stessa ci ha dato (“apple” in inglese significa mela, ndr)? Il danno che questa censura procura alla cultura danese è importante, perché il movimento hippie in Danimarca rappresenta una componente culturale importantissima per una certa generazione”, spiega l’autore. “Si tratta di fotografie d’artista, firmate da nomi noti nel campo della fotografia quali Bjørn Nørgaard e Gregers Nielsen, il più grande fotografo documentarista danese della sua generazione”.  I due eBook corredati di immagini fotografiche raccontano la storia di un movimento, quello hippie nudista, che in Danimarca ha vissuto una storia importante e duratura, passata anche per tentativi di costruzione di nuovi esperimenti di vita sociale. Fra questi, Øvigs ha scelto di dedicare uno dei due volumi all’esperienza sociale della comune di Frøstrup nella zona del Thy, un villaggio danese nel quale a cavallo tra anni ’60 e ’70 vissero decine di migliaia di persone praticando i valori e i costumi della cultura hippie: pace, amore, tolleranza, libertà. E la Danimarca è la stessa nazione in cui da decenni, nel centro storico di una capitale come Copenaghen, vive un’enclave autogovernata (anche se solo in parte e non senza problemi) come la Città Libera di Christiania. “La cosa più assurda è che lo stesso Steve Jobs ha più volte dichiarato di aver tratto ispirazione dalla cultura hippy”, continua Øvigs. “Perché dunque avete censurato il nostro libro?”

Cartello eBook in Europa: Reuters, in arrivo il sì definitivo della Commissione Europea ad Apple e agli editori sotto accusa

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L’agenzia di stampa Reuters ha pubblicato una serie di indiscrezioni riferibili a fonti anonime secondo le quali la Commissione Europea sarebbe in procinto di pronunciarsi a favore dell’accordo proposto da Apple e i quattro editori accusati di aver costituito un illecito cartello con il gigante di Cupertino al fine di mantenere alto il prezzo degli eBook. La Commissione Europea aveva pubblicato un “invito a presentare osservazioni” lo scorso settembre in merito ai termini dell’accordo, ma manca tuttora un pronunciamento definitivo che secondo le fonti anonime Reuters dovrebbe arrivare a fine mese. La proposta avanzata dagli editori (Apple, Simon & Schuster, Hachette Livre SA, HarperCollins e MacMillan), ricordiamo, è quella di offrire per i prossimi due anni i propri ebook a prezzi scontati su varie librerie online. Il Penguin Group non ha invece preso parte alla proposta di accordo.  Le fonti Reuters affermano che la Commissione accetterà le proposte pronunciandosi a fine mese. Il portavoce ufficiale della Commissione ha tuttavia rifiutato di commentare. Molti commentatori riportano da tempo questo accordo come un’annunciata vittoria di Amazon, il cui modello di business a forti sconti sul prezzo eBook potrebbe sicuramente ricavare vantaggio dall’interruzione di comportamenti commerciali come quelli intrapresi per anni da Apple e dagli editori ad essa legati. 

Greenpeace, blitz stamattina nella sede di RCS contro gli editori Rizzoli e Fabbri. “La loro carta prodotta deforestando le foreste tropicali”

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Venticinque attivisti di Greenpeace hanno realizzato questa mattina un blitz nella sede di RCS a Milano, per protestare contro gli editori Rizzoli e Fabbri accusati dall’organizzazione ambientalista di utilizzare per i loro libri carta realizzata “deforestando le foreste tropicali”, nel caso specifico le foreste tropicali indonesiane. Gli attivisti si sono vestiti da tigri e da paramedici e hanno srotolato uno striscione con scritto “Rizzoli e Fabbri malati di deforestazione”, hanno somministrato “pillole antideforestazione” sensibilizzando i lavoratori del gruppo sulle attività illecite di cui accusano l’azienda. Greenpeace ha realizzato un’indagine in cui si sostiene che la carta usata da Rizzoli e Fabbri – prodotta in Cina – presenta fibre di legno duro tropicale, provenienti dagli ultimi polmoni verdi che rimangono al Pianeta. “La Cina è il primo mercato per la vendita della carta delle multinazionali indonesiane App e April, aziende che per produrre la carta distruggono le foreste e condannano all’estinzione le ultime tigri di Sumatra e specie arboree protette dal CITES come il ramino”, sostiene Greenpeace, che aveva già catturato l’attenzione sul tema nel corso del Salone del Libro 2012 a Torino lo scorso maggio.

“Scrittori russi in Italia”: 10 scrittori contemporanei in tour dalla Russia alla Sicilia. Oggi sono a Bronte.

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10 scrittori russi contemporanei in tour per la Sicilia, questa settimana, per iniziativa dell’associazione istituzionale “Conoscere Eurasia“, affiliata al consolato italiano in Russia, in collaborazione con Banca Intesa Russia e con il P.E.N. Club italiano Onlus, filiale italiana dell’associazione internazionale P.E.N. Club che si occupa, fra le altre cose, di difesa degli scrittori perseguitati per ragioni politiche. Fra gli scrittori invitati a partecipare al tour troviamo:

Dmitry Glukhovsky, autore del romanzo distopico Metro 2033, una descrizione della Russia di oggi che ha avuto grandissimo successo in patria negli anni ‘2000. Il romanzo è stato pubblicato in Italia da Multiplayer.it Edizioni (tradotto da Cristina Mazzucchelli) ed anche in questo paese ha riscosso un discreto successo. Metro 2033, cui è seguito anche il sequel Metro 2034 (oltre che numerosissime fanfiction), narra le avventure di un giovane nei meandri della metropolitana di una Mosca post-atomica. Divenuto anche un videogioco di grande successo, è stato oggetto di un esperimento interattivo di grande interesse, e anche in questo caso si è partiti da un’autopubblicazione: nel 2002 il giovane Gluchovskij mise infatti il suo romanzo in rete, coinvolgendo i lettori direttamente negli apporti migliorativi alla trama. Solo nel 2005 il romanzo fu pubblicato da un importante editore, ricevendo in seguito anche numerosi premi letterari internazionali; Zakhar Prilepin, classe 1975 e già considerato uno dei più grandi autori della Russia contemporanea, il cui romanzo “Il peccato” (pubblicato in Italia da Voland Edizioni a cura di Nicoletta Marcialis) è stato tradotto in più di 14 lingue. Vladislav Otrošenko, autore pubblicato ancora da Voland in Italia e vincitore nel 2004 della prima edizione del premio Grinzane Cavour MoscaSergey Kuznecov, giornalista e scrittore molto famoso in patria, autore fra gli altri – dice la nota stampa, ma non siamo riusciti a trovare riscontri diretti su quest’opera – del romanzo di culto Net, tradotto in cinque lingue (non in italiano); Ljudmila Saraskina, autrice fra le altre cose di una monumentale biografia su Solženicyn (1440 pag.), pubblicata da Edizioni San Paolo nel 2010, a cura di Adriano Dell’Asta e tradotta dal russo da Maurizia Calusio, Marta Carletti Dell’Asta, Emanuela Guercetti, Michela Venditti. Infine, tra gli altri partecipanti al tour – riportiamo le parole con cui li presenta il comunicato stampa – “anche Alexey Varlamov, narratore e studioso della letteratura russa, Alla Marcenko, autrice delle biografie dedicate a Lermontov, Esenin e Achmatova, Pavel Basinskij, membro della giuria del Premio Aleksandr Sol’enicyn, Mikhail Viesel, critico culturale laureato in letteratura italiana, Nina Litvinets, vice presidente dell’Unione del libro russa.”

 L’itinerario di viaggio della squadra russa è cominciato il 4 novembre scorso a Catania, e proseguirà oggi a Bronte. Successivamente toccherà Ragusa, Messina, l’Etna. Nel corso di vari incontri, gli scrittori russi avranno modo di dialogare anche con alcuni scrittori e giornalisti siciliani contemporanei.

Mondadori cede al gruppo Bertelsmann tutte le quote di Random House Mondadori

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Mondadori, come riportano oggi alcune agenzie di stampa, ha firmato un contratto preliminare con il gruppo editoriale tedesco Bertelsmann per la cessione a quest’ultimo dell’intera partecipazione del gruppo milanese alla joint venture Random House Mondadori. La partecipazione è pari al 50% del capitale. Il valore complessivo della transazione secondo il comunicato dell’azienda è calcolato in 54,5 milioni di euro, “con un impatto positivo sul conto economico stimato nell’ordine di 2,8 milioni. L’accordo consente al gruppo Mondadori – continua il comunicato – un ulteriore consolidamento e focalizzazione di investimenti e risorse rispetto agli obiettivi già indicati in sede di approvazione del bilancio semestrale”. La joint venture Random House Mondadori si era costituita nel 2001 per operare nel settore trade libri in Spagna e in America Latina. Il fatturato nel 2011 è stato pari a 110,3 milioni di euro. Recentemente il gruppo Bertelsmann ha annunciato l’accordo di fusione con  il gruppo Pearson e la nascita di Penguin Random House, la casa editrice più grande del mondo.

Librerie indipendenti, Alberto Galla (presidente ALI) risponde ad Aldo Cazzullo: “La Legge Levi è stata l’unica garanzia di sopravvivenza per le librerie indipendenti in Italia”

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Il 25 ottobre scorso il giornalista del Corriere della Sera Aldo Cazzullo ha pubblicato un articolo in difesa delle librerie indipendenti: “Senza le piccole librerie storiche le città italiane perdono l’identità“, a partire dalla notizia della chiusura di numerose librerie indipendenti in Italia. L’articolo ha ottenuto l’iniziale elogio di numerosi librai in Italia, tuttavia non è piaciuto ad Alberto Galla, Presidente dell’Associazione Librai Italiani (nella foto), in particolare nel passaggio in cui Cazzullo critica la legge Levi sul prezzo del libro (recentemente contestata anche dall’Antitrust italiana): “La legge pensata per bloccare gli eccessi di ribasso, vale a dire gli sconti, alla fine si è rivelata controproducente. Perché, se girano meno soldi, e se la promozione diventa più difficile, si vendono meno libri“.

In merito in particolare a questo passaggio di Cazzullo, Galla ha indirizzato una lettera di precisazione al Corriere (a tutt’oggi non pubblicata). L’abbiamo ricevuta e la pubblichiamo integralmente di seguito. I grassetti sono nostri.

Egregio Direttore,

nella mia qualità di presidente dell’Associazione Librai Italiani (ALI), che raggruppa la stragrande maggioranza delle librerie indipendenti, desidero fare alcune puntualizzazioni in merito all’articolo di Aldo Cazzullo apparso oggi, giovedì, nella pagina Idee&Opinioni del giornale da lei diretto.

Se infatti non si può negare che sia in atto una grave crisi delle librerie indipendenti di tradizione, che non è solo imputabile alla crisi economica, ma che investe tutto il “sistema libro”, credo invece che debba essere ribadito con forza che l’entrata in vigore poco più di un anno fa della legge  n.128, detta anche Legge Levi, quella che regolamenta gli sconti sul prezzo dei libri, non solo non è stata dannosa, ma anzi ha sicuramente garantito a molte librerie indipendenti la sopravvivenza, ponendo freno ad una deregulation che rischiava, questa sì, di condannarle a morte certa e veloce. Piuttosto dobbiamo denunciare che la legge troppo spesso è stata interpretata in maniera elastica e disinvolta, ai limiti del lecito, e su questo la nostra Associazione si è mobilitata e si sta organizzando per tutelare le librerie e garantire il rispetto della legge stessa.

Quanto al tema della formazione (Cazzullo ha detto “occorre anche formare meglio i librai”, ndr), che ritengo effettivamente centrale per attrezzare le librerie alle sfide presenti e future, vorrei rassicurare Cazzullo, ricordandogli che in Italia esitono due realtà di eccellenza nell’ambito della formazione libraria: una è la benemerita Scuola Umberto ed Elisabetta Mauri  che a gennaio dell’anno prossimo celebrerà alla Fondazione Cini di Venezia il suo 30* anno, l’altra è la SLI (scuola librai italiani) di Orvieto , un master post universitario e post diploma che sta concludendo il suo 6*corso, fortemente voluta e gestita  proprio dalla nostra Associazione e sostenuta da tutto il sistema editoriale, oltre che dal Cepell (Centro per il libro e la lettura).

Credo infine che per garantire un futuro alle librerie in generale si debba parlare con sempre più forza di Promozione del libro e della lettura, non nel senso di “offerte promozionali” , ma in quello più pregnante  di ampliamento del numero dei lettori, e questo è possibile soltanto attraverso accorte politiche pubbliche che possono sicuramente  trovare nelle librerie del territorio, come del resto nelle biblioteche, una sponda importante. 

Per concludere una annotazione di cronaca: la storica libreria di Verona che ha chiuso nella centrale via Mazzini non ha riaperto in periferia, ma a cinquanta metri da dove si trovava prima. Anche questo è un (piccolo) segnale che i librai hanno ancora voglia di lottare per i libri.

Grazie dell’attenzione.

Alberto Galla

 

Sede amazon Seattle

Stati Uniti, la rivolta degli scrittori contro Amazon: “cancella indebitamente le nostre recensioni”

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Aria di rivolta contro Amazon negli Stati Uniti, da parte di numerosi scrittori che si sono visti cancellare decine e decine di recensioni sia verso i loro libri, sia scritte da loro sui libri di qualcun altro. Nei giorni scorsi Amazon ha infatti cancellato numerose recensioni affermando che “non sono consentite recensioni da parte di persone o aziende con un interesse economico nel prodotto o sue concorrenti, inclusi autori, artisti, editori, produttori, o venditori terzi.” Se hai scritto un libro, insomma, non ne puoi recensire altri, non importa che tu sia un lettore accanito, né magari che il tuo libro parli di trattori elettrici e quello che recensisci tratti la storia della Seconda Guerra Mondiale. La scelta di Amazon, motivata con una email automatica uguale per tutti nella quale si afferma chiaramente che “non potremo fornire ulteriori spiegazioni” oltre a mettervi di fronte al fatto compiuto, ha scatenato le ire di tanti autori, i cui libri sono improvvisamente calati di rating proprio a causa della cancellazione di tante recensioni magari scritte da altri autori o addetti ai lavori.  L’autore di crime-fiction Steve Weddle è stato uno dei primi a denunciare l’accaduto, e a lui si è unito il collega J. A. Konrath, che sull’Huffington Post ha pubblicato un’aspra lettera polemica confronti di Amazon in cui si denuncia il danno subito da decine di autori a causa di tale normativa.

La “peer review“, dunque, ovvero il giudizio fra colleghi, quel criterio così osannato in campo accademico, per Amazon è sinonimo di concorrenza scorretta, partendo dal presupposto, decisamente hobbesiano, che non si tratti di colleghi, bensì di semplici concorrenti interessati ad azzannarsi l’un l’altro. Davvero è così? Com’è noto, le recensioni su Amazon sono finite nell’occhio del ciclone mesi fa per via del “caso Ellory”: lo scrittore crime inglese R.J. Ellory smascherato dal quotidiano Daily Mail nella sua attività di entusiastico recensore di se stesso sotto il falso nome di Nicodemus Jones (aveva commentato una delle sue opere definendola “un capolavoro moderno”), e di detrattore delle opere altrui. Ellory, autore noto anche in Italia dov’è pubblicato da Giano Editore, ha rapidamente ammesso le sue colpe; tuttavia la confessione non è bastata a placare le ire di altri autori suoi colleghi. 400 autori (la maggior parte “crime writer” come Ellory), tra cui anche nomi arci-noti come Michael Connelly  hanno infatti firmato la petizione “No sock puppets” (i “sockpuppet” in inglese sono gli account internet di copertura, usati per nascondere la propria vera identità). Ma gli stessi firmatari della petizione sono finiti nel mirino delle critiche di vari autori, tra cui il J.A. Konrath di cui sopra, accusati di “aver voluto ammazzare un topolino con una bomba nucleare” creando una lista dei buoni e dei cattivi per considerarsi migliori di altri. Gli scrittori americani sembrano dunque divisi tra chi sostiene in ogni caso la ‘peer review’, andando incontro al rischio di imbrogli che sono comunque una percentuale minima rispetto al mare magnum delle recensioni, e chi invece ritiene che andrebbe meglio (auto-)regolamentata. La soluzione che ha trovato Amazon alla regolamentazione lascia comunque aperti molti dubbi: come si fa a capire quando l’autore della recensione è un “competitor”? Se uno è appena un po’ bravo a camuffare la sua identità, il rischio è che questo tipo di misure penalizzino solo chi si firma in trasparenza, e non torcano un capello ai veri imbroglioni.

E noi? Come guardare a tutto questo dall’Italia? Dal paese in cui le recensioni sono affare di intellettuali, in cui le ‘fake review‘ sono le recensioni di libri di cui non si è letto u rigo scritte direttamente dai giornalisti firmandole con nome e cognome nella gaiezza generale? Ci sono autori che in Italia usano Amazon o altri siti per recensire opere di altri autori? Ma prima ancora: ci sono autori che in Italia leggono altri autori? E quanti sono? Gli Stati Uniti (o il Regno Unito) visti da qui, appaiono una realtà in cui il dibattito attorno ai libri, fake o non fake, è vivo, caldo e, in un certo modo, orizzontale. L’Italia è un paese in cui il dibattito attorno ai libri è relegato ai salotti dei soliti noti, tutti amici e tutti ‘stimati’, che sia dal vivo o su Twitter. Una questione “per il mio ufficio stampa” con prosecco in mano, insomma. Anche per questo continuiamo a chiederci: serve davvero a qualcosa fare paragoni con gli USA per immaginare il futuro del mercato librario italiano?