Posts Taggati ‘Stati Uniti’

Stati Uniti, l’88% dei giovani fra 15 e 29 anni legge almeno un libro l’anno. E quasi un ventenne su due ha figli

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I giovani americani leggono più degli adulti loro connazionali, e tanto ma tanto di più dei loro coetanei da questa parte del mondo. L’88% dei giovani americani sotto i 30 anni ha letto almeno un libro l’anno (contro il 79% degli adulti), e il 43% del campione dichiara di leggere quotidianamente, su formati diversi.

Un mondo di stranezze letterarie su AbeBooks.it
Sede amazon Seattle

Stati Uniti, le librerie indipendenti contro Amazon e le grandi case editrici: “accordi privati sul DRM per controllare il mercato”

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3 marchi di librerie indipendenti americane hanno intrapreso una class action contro Amazon accusando la multinazionale di puntare al monopolio del mercato degli eBook contrattando con le più grandi case editrici d’America l’uso del DRM sui loro eBook.

Stati Uniti, l’associazione dei non vedenti protesta contro Amazon e l’introduzione del Kindle nelle scuole

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La Federazione nazionale dei non vedenti degli Stati Uniti d’America ha organizzato per domani una manifestazione nazionale davanti al quartier generale di Amazon a Seattle per protestare contro l’intento di Amazon di introdurre gli eBook per Kindle, non accessibili ai non vedenti, nelle classi della scuola elementare e media degli USA.

Stati Uniti, Ken Follett e Margaret Maron sono i nuovi “Grand Masters” del mistery. Premi anche a librerie ed editori

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Negli Stati Uniti “Mistery Writers of America“, l’associazione degli scrittori mistery americani che riunisce più di 3000 fra scrittori, sceneggiatori editori e agenti letterari, ha premiato lo scrittore britannico Ken Follett e l’autrice americana Margaret Maron con il prestigioso titolo di “Grand Masters” per il 2013, segnando il loro ingresso nell’Olimpo degli autori mistery internazionali.

USA, un’altra grande fusione editoriale in vista per contrastare Amazon. HarperCollins interessata a Simon & Schuster

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Dopo la fusione recentemente ufficializzata tra Penguin e Random House che ha portato alla nascita della casa editrice più grande del mondo, altri player dell’editoria americana quali HarperCollins e Simon & Schuster, tra i più grandi gruppi editoriali al mondo, starebbero progettando una fusione secondo quanto riportano i media statunitensi.

Sede amazon Seattle

Stati Uniti, la rivolta degli scrittori contro Amazon: “cancella indebitamente le nostre recensioni”

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Aria di rivolta contro Amazon negli Stati Uniti, da parte di numerosi scrittori che si sono visti cancellare decine e decine di recensioni sia verso i loro libri, sia scritte da loro sui libri di qualcun altro. Nei giorni scorsi Amazon ha infatti cancellato numerose recensioni affermando che “non sono consentite recensioni da parte di persone o aziende con un interesse economico nel prodotto o sue concorrenti, inclusi autori, artisti, editori, produttori, o venditori terzi.” Se hai scritto un libro, insomma, non ne puoi recensire altri, non importa che tu sia un lettore accanito, né magari che il tuo libro parli di trattori elettrici e quello che recensisci tratti la storia della Seconda Guerra Mondiale. La scelta di Amazon, motivata con una email automatica uguale per tutti nella quale si afferma chiaramente che “non potremo fornire ulteriori spiegazioni” oltre a mettervi di fronte al fatto compiuto, ha scatenato le ire di tanti autori, i cui libri sono improvvisamente calati di rating proprio a causa della cancellazione di tante recensioni magari scritte da altri autori o addetti ai lavori.  L’autore di crime-fiction Steve Weddle è stato uno dei primi a denunciare l’accaduto, e a lui si è unito il collega J. A. Konrath, che sull’Huffington Post ha pubblicato un’aspra lettera polemica confronti di Amazon in cui si denuncia il danno subito da decine di autori a causa di tale normativa.

La “peer review“, dunque, ovvero il giudizio fra colleghi, quel criterio così osannato in campo accademico, per Amazon è sinonimo di concorrenza scorretta, partendo dal presupposto, decisamente hobbesiano, che non si tratti di colleghi, bensì di semplici concorrenti interessati ad azzannarsi l’un l’altro. Davvero è così? Com’è noto, le recensioni su Amazon sono finite nell’occhio del ciclone mesi fa per via del “caso Ellory”: lo scrittore crime inglese R.J. Ellory smascherato dal quotidiano Daily Mail nella sua attività di entusiastico recensore di se stesso sotto il falso nome di Nicodemus Jones (aveva commentato una delle sue opere definendola “un capolavoro moderno”), e di detrattore delle opere altrui. Ellory, autore noto anche in Italia dov’è pubblicato da Giano Editore, ha rapidamente ammesso le sue colpe; tuttavia la confessione non è bastata a placare le ire di altri autori suoi colleghi. 400 autori (la maggior parte “crime writer” come Ellory), tra cui anche nomi arci-noti come Michael Connelly  hanno infatti firmato la petizione “No sock puppets” (i “sockpuppet” in inglese sono gli account internet di copertura, usati per nascondere la propria vera identità). Ma gli stessi firmatari della petizione sono finiti nel mirino delle critiche di vari autori, tra cui il J.A. Konrath di cui sopra, accusati di “aver voluto ammazzare un topolino con una bomba nucleare” creando una lista dei buoni e dei cattivi per considerarsi migliori di altri. Gli scrittori americani sembrano dunque divisi tra chi sostiene in ogni caso la ‘peer review’, andando incontro al rischio di imbrogli che sono comunque una percentuale minima rispetto al mare magnum delle recensioni, e chi invece ritiene che andrebbe meglio (auto-)regolamentata. La soluzione che ha trovato Amazon alla regolamentazione lascia comunque aperti molti dubbi: come si fa a capire quando l’autore della recensione è un “competitor”? Se uno è appena un po’ bravo a camuffare la sua identità, il rischio è che questo tipo di misure penalizzino solo chi si firma in trasparenza, e non torcano un capello ai veri imbroglioni.

E noi? Come guardare a tutto questo dall’Italia? Dal paese in cui le recensioni sono affare di intellettuali, in cui le ‘fake review‘ sono le recensioni di libri di cui non si è letto u rigo scritte direttamente dai giornalisti firmandole con nome e cognome nella gaiezza generale? Ci sono autori che in Italia usano Amazon o altri siti per recensire opere di altri autori? Ma prima ancora: ci sono autori che in Italia leggono altri autori? E quanti sono? Gli Stati Uniti (o il Regno Unito) visti da qui, appaiono una realtà in cui il dibattito attorno ai libri, fake o non fake, è vivo, caldo e, in un certo modo, orizzontale. L’Italia è un paese in cui il dibattito attorno ai libri è relegato ai salotti dei soliti noti, tutti amici e tutti ‘stimati’, che sia dal vivo o su Twitter. Una questione “per il mio ufficio stampa” con prosecco in mano, insomma. Anche per questo continuiamo a chiederci: serve davvero a qualcosa fare paragoni con gli USA per immaginare il futuro del mercato librario italiano?

Self-publishing, negli USA i libri auto-pubblicati sono aumentati del 287% in sei anni. Per CreateSpace crescita del 1702% dal 2006 a oggi

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Il numero di libri autopubblicati negli USA è cresciuto del 287% dal 2006 a oggi, e tra essi crescono a grande velocità gli eBook. Lo dice l’agenzia internazionale Bowker, che fornisce i codici ISBN per il mercato librario statunitense. Secondo le ricerche condotte dal gruppo, oggi i titoli autopubblicati negli Stati Uniti sono infatti più di 235mila (eBook e cartacei), circa il triplo che nel 2006. Di questi il 63% circa sono in edizione cartacea, ma la produzione di eBook è cresciuta del 129% in un solo anno, dal 2011 a oggi, mentre la produzione di libri autopubblicati cartacei in un anno è cresciuta del 33%. 

Numeri che non sono – fa notare Bowker – dovuti più di tanto a una miriade di piccoli servizi semiartigianali, bensì ad alcuni grandi gruppi strutturati che offrono servizi integrati e professionali per l’autopubblicazione, fra questi in particolare CreateSpace (una piattaforma di auto-pubblicazione di proprietà di Amazon), che ha lanciato circa 55mila titoli (il 39% del mercato delle pubblicazioni cartacee), mentre SmashWords rappresenta il 47% delle autopubblicazioni eBook. Seguono Author Solutions (di proprietà del Penguin Group) con 47.094 titoli, e Lulu Enterprises con 38.000 titoli circa. Lulu è presente anche in Italia, e insieme a ilmiolibro.it rappresenta una delle principali piattaforme di autopubblicazione in questo paese. Le piccolissime case editrici, quelle che hanno prodotto non più di 10 titoli l’una, hanno pubblicato tutte insieme nel 2011 circa 35mila titoli, dei quali poco più di 1/3 sono eBook, incrementando tuttavia la produzione di libri cartacei del 74% tra il 2006 e il 2011. Niente, ad ogni modo, in confronto alla crescita di CreateSpace, la cui produzione libraria in sei anni è cresciuta del 1702%.

 

Mercato eBook: l’Italia seguirà le stesse tendenze in atto negli USA? Negli Stati Uniti leggono il 78% delle persone, in Italia il 49,7%: sono possibili confronti?

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Quali differenze e quali analogie ci sono fra i lettori di quello che il mainstream di settore considera il mercato di riferimento per l’editoria – gli USA – e i lettori italiani? In Italia la “rivoluzione” come in tanti la chiamano degli eBook appare per il momento più strillonata che reale; confrontando dati CENSIS recentemente divulgati con quelli diffusi dall’AIE (Associazione Italiana Editori) in occasione della fiera del libro di Francoforte, il mercato degli eBook pur in grande crescita su se stesso (più 740% tra il 2011 e il 2010, 12,6 milioni di fatturato complessivo nel 2011) rappresenta ancora appena lo 0,38% del mercato librario complessivo italiano, e la percentuale di lettori di eBook rappresenta soltanto il 2,7% (nel 2007 era superiore: il 2,9%) della popolazione, mentre scende allo 0,7% la percentuale di coloro che hanno letto almeno 3 eBook in un anno. Cifre nettamente differenti da quelle del mercato eBook negli USA, dove legge almeno un eBook l’anno il 21% degli statunitensi.

Tuttavia, le differenze più importanti fra i due paesi risiedono nella composizione antropologica dell’universo dei lettori. In Italia la fascia dei lettori più forte, quella dei giovani (tra i 14 e i 29 anni) è quella che è crollata di più, dell’11% in un solo anno. Oggi leggono almeno un libro l’anno il 57,9% dei giovani tra 14 a 29 anni, negli USA legge l’83% dei giovani tra 15 e 29 anni e in generale legge almeno un libro l’anno il 78% delle persone*, contro il 49,7% in Italia (6,5% in meno rispetto all’anno precedente: si sono persi all’incirca 700mila lettori in un solo anno). Appare abbastanza evidente che ogni tipo di previsione nei confronti del futuro dell’eBook in Italia non può basarsi sui trend in atto negli USA, vista la radicale differenza di diffusione del libro tra le due popolazioni. In base alle statistiche la popolazione italiana sta progressivamente (e rapidamente) abbandonando la lettura tout court, quella statunitense no. 

Nel quadro delle ricerche condotte sui lettori USA, contrariamente a quanto si ritiene l’eReader come dispositivo di lettura è tutt’altro che prediletto dai lettori più giovani, i quali leggono  eBook soprattutto dal PC (55%), dallo smartphone (41%) e solo per il 23% su un eReader, e meno ancora (16%) su un tablet. La fascia d’età con la maggior percentuale dei lettori di eBook è quella dei 30nni (da 30 a 39 anni), dei quali sceglie gli eBook circa il 25%. Altrettanto, negli USA è molto alta la percentuale di under 30 che frequenta le biblioteche (il 60% circa). 

 

*Fonte: Pew Research Center’s Internet and American Life Project. Indagine condotta su un campione rappresentativo di 2986 persone. Margine d’errore del 2,2& circa.