Più libri più liberi Roma

Meno pubblico e più vendite, dopo Più libri più liberi gli editori medio-piccoli pensano al futuro. E a Milano arriva BookPride

Scritto da Redazione on . Postato in Autori, Editori, Eventi, Fiere e rassegne, In evidenza, Libri, News

La XIII edizione di Più libri più liberi si è chiusa con un afflusso di pubblico pari a 56mila visitatori, una cifra superiore all'edizione precedente (53mila) ma forse non così tanto quanto ci si sarebbe potuto attendere, visto che la Fiera quest'anno è durata un giorno in più.

Bibliocartina ha provato a raccogliere idee e impressioni sulla manifestazione romana, alla vigilia di un anno che senza bisogno di alcun astrologo si preannuncia come il più difficile per la piccola e media editoria: un comparto che in soli 3 anni ha già perso il 30% degli addetti e che secondo Antonio Monaco, presidente Piccoli Editori AIE, si avvia a perderne il 50% entro il 2015. Di fronte a un mercato tuttora in contrazione (da Palermo arriva la notizia dello stop momentaneo di :due punti, che gestirà il solo catalogo nel 2015, e di Edizioni Di Passaggio che chiude, almeno temporaneamente), il prossimo sarà un periodo spartiacque e di polarizzazione, nel corso del quale le aziende dovranno riorganizzarsi o perire mentre tutto in questo settore è destinato a cambiare rapidamente, anche in conseguenza di una grande novità nel mercato librario: la conformazione di un monopolio nel mercato della distribuzione indipendente come quello nato dalla Joint Venture fra PDE (divisione distribuzione del gruppo Feltrinelli) e Messaggerie, di cui abbiamo parlato nei giorni scorsi dopo l’OK ufficiale dell’Antitrust. D’altro canto, l’AIE ha sottolineato con vigore che pure in un anno difficile c’è una punta di diamante composta da editori che hanno provato a innovare e a concentrare le proprie forze al meglio, e che riesce a crescere in termini di fatturato.

Più consapevolezza e una crescita contenuta ma diffusa – Questo è il caso, per esempio, di case editrici come Del Vecchio Editore, che a seguito di alcuni coraggiosi cambiamenti ha visto aumentare le sue vendite del 15% nell’ultimo anno – “Il gatto di Schrödinger” di Philippe Forest (traduzione di Gabriella Bosco) è stato il libro più venduto in Fiera, con l’autore presente – come ha spiegato a Bibliocartina in un approfondito intervento il direttore editoriale Paola Del Zoppo: “Veniamo da un profondo restyling grafico e distributivo che ha portato in un anno i frutti sperati. Abbiamo cercato di emergere proponendo ai lettori dei libri che li scomodassero molto, sia in quanto a elementi letterari che ad approccio socioculturale, sia, come accennato, relativamente alla scelta del progetto grafico, che infatti ci ha attirato non poche critiche. Abbiamo cercato di avere un atteggiamento teleologico e di evitare il più possibile di muoverci per cause eteronome e analisi di mercato falsate da infantili ansie di sopravvivenza. Pensiamo che chiudersi in se stessi e lavorare per “conoscenze” (e permettimi il gioco di parole) non sia il modo giusto per uscire dalla crisi, editoriale ed economica. Bisogna invece puntare in alto, non adagiarsi, e avere sempre un atteggiamento basato sulla critica e sull’essere “adulti” che spesso purtroppo in Italia è associato con “vecchi” mentre è l’atteggiamento più innovativo perché consapevole delle proprie potenzialità e progettualmente impegnato a modellare il mondo in base a ciò che si ritiene giusto.”

Più vendite dunque, anche in Fiera, ma soprattutto la percezione di un pubblico che sta cambiando, che è forse meno numeroso ma più attento, come sostiene Daniela Di Sora di Voland Edizioni, giunta in Fiera appena pochi giorni dopo aver venduto la sede della redazione romana per far fronte a difficoltà economiche e debitorie serie, di cui aveva parlato in un’intervista esclusiva a Bibliocartina settimane fa. “Cinque giorni di fiera sono estenuanti e forse danno la percezione di affluenza in calo sebbene in realtà sia solo spalmata nel giorno in più. Ma il pubblico della Più libri rimane il più preparato, che è proprio quello che ci si aspetta da chi decide di andare a una fiera della piccola e media editoria. Sono lettori forti, che conoscono le specifiche degli editori indipendenti, che apprezzano il nostro lavoro e che incitano a continuare, nonostante tutto. Sono anche lettori che vengono alla ricerca del catalogo più che delle novità. Un esempio per noi è Gospodinov: Fisica della malinconia si esauriva ogni giorno così come la Guida alla Roma ribelle che quotidianamente rifornivamo, e parliamo di titoli usciti nel 2013″.

Stessa impressione sull’affluenza anche per Gabriella Tagliapietra di Raffaello Cortina Editore: “Forse il fatto che la Fiera duri un giorno in più fa sì che le stesse persone arrivino con meno ressa, non ha significato un aumento dei visitatori”, ha commentato a Bibliocartina. “La mia opinione è che una fiera del genere, se punta a vendere libri, non dovrebbe essere a pagamento. L’ingresso gratuito significherebbe uno stimolo all’acquisto molto maggiore per i visitatori”. Un’idea riecheggiata anche nelle parole che Pietro Del Vecchio ha affidato alla pagina Facebook aziendale qualche giorno fa: “Per incentivare l’accesso del pubblico e l’acquisto di libri, l’abbattimento del costo del biglietto – o la sua abolizione – rappresenta uno strumento indispensabile. Una famiglia standard, due genitori più due figli, spende all’incirca 22 euro per entrare in fiera, e in tempi come questi siamo assolutamente certi che ciò si tradurrà in uno o due libri acquistati in meno all’interno. Fate un po’ i calcoli sulle 56000 presenze dichiarate”.

Se d’altro canto Raffaello Cortina è un editore non certo piccolo, con un catalogo da 60 titoli l’anno circa, anche altre case editrici più ridotte hanno confermato il trend positivo del 2014, rispecchiato anche nell’andamento della Fiera: da La Nuova Frontiera, per cui nel 2014 si prevede una “crescita del 15%” dovuta all’andamento positivo dell’intero catalogo, secondo l’editore Lorenzo Ribaldi, fino a Gran Vía, altra casa editrice specializzata in letteratura ispanica e non solo che “passerà dai soli 5 titoli del 2013 agli 8 del 2014: siamo molto piccoli ma le vendite e le critiche quest’anno sono state molto positive”, ha dichiarato Annalisa Proietti. “Anche in Fiera vendiamo bene, i lettori sono meno ma sanno quel che vogliono”.

La joint venture PDE/Messaggerie – Incertezza per tutti, ma senza eccessive preoccupazioni, anche per quanto riguarda i cambiamenti che giungeranno a seguito della joint venture PDE/Messaggerie, che interessa una parte consistente degli espositori di Più libri più liberi attualmente rappresentati da PDE.  “Staremo a vedere, è presto per giudicare, nel breve periodo le clausole contenute nell’accordo dovrebbero garantirci pochi cambiamenti, ma nel medio periodo tutti gli editori sono chiamati a ripensare alla distribuzione in modo differente, a farsi venire nuove idee”, ha commentato Tagliapietra. Un pensiero di taglio diverso e decisamente più preoccupato è quello espresso in un recente intervento su LinkedIn da Claudio Aita, responsabile di Nardini Editore (storica casa editrice d’arte e stampatore a pagamento), secondo il quale alla lunga saranno i grandi colossi a trarre vantaggio dalla situazione: “Ho già provveduto, dopo tanti anni a disdire il contratto di distribuzione con Pde con condizioni ormai impossibili e promozione/distribuzione inesistente a livello nazionale nonostante le richieste dei nostri titoli da parte del nostro pubblico. In particolare, era incredibile che i nostri clienti non trovassero mai i nostri libri in Feltrinelli. Messaggerie ha una fama ancora più sinistra e so di molti altri piccoli editori che, come noi, usciranno dal monopolio distributivo per fare accordi con distributori regionali, molto più efficaci e meno arroganti. (…) Gli unici che si fregano le mani, con questo accordo mostruoso, sono quelli di Amazon che, dopo aver contattato direttamente gli editori, scavalcando i distributori, probabilmente si proporrà anche come grossista alle librerie. Quindi, con tutto il rispetto, non vedo niente per cui essere contenti di un accordo che l’Antitrust, se avesse rispettato il suo ruolo, avrebbe dovuto bloccare. Dove mai si è visto l’Antitrust permettere la nascita di un monopolio? Almeno le distribuzioni avrebbero dovuto rimanere separate. I signori dell’Antitrust, semmai, avrebbero dovuto muoversi prima quando Feltrinelli acquistò la PDE. Quest’ultima non se la passava molto bene ma solo in Italia è possibile assistere allo scandalo di editori che sono anche proprietari dei principali distributori e di catene di librerie.”

I frigori milanesi sede di BookPrideNasce Book Pride, la Fiera dell’editoria indipendente a Milano – Al momento non sembrerebbe, in realtà, che ci sia una tendenza alla fuga generalizzata, e per gli editori associati con ODEI (Osservatorio degli Editori Indipendenti) la partecipazione attiva dell’Osservatorio all’istruttoria ha significato “una fonte di sicurezza e serenità”, nelle parole di Annalisa Proietti. Lo stesso Osservatorio è cresciuto negli ultimi mesi e ora punta “a una Fiera degli editori indipendenti per la salvaguardia della bibliodiversità; vogliamo svolgerla nel luogo tradizionalmente meno favorevole per questo genere di eventi, si chiamerà BookPride e sarà a Milano”: capitale dei lettori italiani, sede di tutte le major editoriali nazionali, ma “tradizionalmente restia alle mostre-mercato degli editori”, ha dichiarato a Bibliocartina Andrea Palombi di Nutrimenti. “ODEI ha deciso di puntare su un programma di altissima qualità che coinvolga i principali intellettuali anche europei, pensando anche a un futuro convegno europeo sull’editoria indipendente”. La Fiera è perciò prevista dal 27 al 29 marzo 2015 ai Frigoriferi Milanesi (nella foto). Gli spazi espositivi, a un prezzo contenuto, saranno circa 100 e l’accesso per i lettori sarà gratuito. Dall’anno prossimo Più libri più liberi avrà un interlocutore in più con cui confrontarsi.

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Commenti (1)

  • Scioperare per lavorare? | metagrapho

    |

    […] Io stesso ricordo (da ex laterziano) assemblee in cui non si riusciva a elaborare una posizione comune tra la sede romana e quella barese: e se questo avveniva all’interno della medesima società, nella quale evidentemente convivevano e confliggevano opinioni, usanze, aspettative molto diverse, si può intuire quanto fosse arduo in passato, ma continua a esserlo tuttora, stabilire contatti fra editori diversi, “fare rete” come si suol dire, anche solo per evitare di commettere gli stessi, imperdonabili errori! Ognuno ripiegato sull’ombelico a coltivare il proprio orticello, si finisce a percorrere tutti sempre la stessa via invece di far tesoro delle mancanze altrui per elaborare strategie e ipotesi innovative! Ecco dunque come si arriva, stancamente e ancora una volta, a registrare le stesse lamentele, a snocciolare i soliti dati negativi all’ennesima fiera di settore. […]

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