IVA sugli ebook, no della Corte di Giustizia all’aliquota ridotta. “L’ebook è un servizio, non è un libro”
No netto della Corte di Giustizia Europea all'IVA ridotta sugli ebook. La Francia e il Lussemburgo dovranno rivedere le loro legislazioni sui libri digitali. E anche l'Italia, ora, rischia.
Le motivazioni della sentenza: il libro elettronico non coincide con il supporto fisico necessario per leggerlo; per questo motivo la Direttiva IVA della Commissione Europea non comprende gli ebook – La battaglia che la Francia, compreso ieri lanciando la sua campagna virale #thatisnotabook, ha condotto insieme con l’Italia e il Lussemburgo nei mesi scorsi è stata volta a dimostrare, come dice il famoso hashtag della campagna italiana, che #unlibroèunlibro, su un piano tuttavia più filosofico, che tecnico. La Corte di Giustizia Europea si è invece rigorosamente tenuta al piano tecnico della questione, distinguendo nettamente fra il documento, e il supporto necessario per leggerlo. Il libro è il supporto, non il file. Il file “ebook” per essere letto ha bisogno di un supporto che non viene venduto con il libro stesso. Ecco perché la vendita di ebook non si può configurare come cessione di beni, bensì come un servizio per usufruire del quale c’è bisogno di un bene fisico non compreso nel servizio stesso.
Francia e Lussemburgo, gli strani alleati (perdenti). Ora conseguenze anche per Amazon, e per l’Italia – Da una parte la Francia, paladina da sempre delle leggi a favore dei librai indipendenti (nella foto la facciata del Ministero della Cultura a Parigi), dall’altra la capitale del regno di Amazon in Europa, il Lussemburgo, si sono trovate dalla stessa parte della barricata in questa battaglia che ha visto protagonista anche l’Italia, che dal 1° gennaio 2015 anche il Governo Italiano ha deciso di applicare un’aliquota ridotta del 4% sui libri digitali. Amazon è, a suo modo, un’altra sconfitta dal pronunciamento di oggi: l’aliquota che applica in virtù delle leggi del Lussemburgo andrà rivista, dunque i prezzi dei suoi ebook aumenteranno. L’Italia, da parte sua, rischia ora un deferimento da parte della Commissione Europea simile a quello subito dai due paesi. Non è chiaro, allo stato attuale, se aspetterà per vedere cosa succede, o interverrà prima, cambiando la legge (ma è raro che l’Italia agisca preventivamente rispetto all’Europa, in generale; siamo il Paese con il maggior numero di procedure d’infrazione aperte per violazione delle direttive comunitarie).
La risposta degli editori italiani: “rivedere la normativa” – Gli editori italiani, come informa il comunicato stampa dell’AIE, reagiscono alla notizia con una “lettera aperta al presidente della Commissione Junker, al presidente del Parlamento europeo Schultz e al presidente del Consiglio europeo Tusk affinché si intervenga sulla direttiva comunitaria per eliminare la stortura che penalizza lo sviluppo del libro e della lettura nell’intero continente. Un testo proposto dalla Federazione degli Editori Europei (FEP), dalla Federazione delle associazioni europee degli scrittori (EWC) e dalla Federazione europea e internazionale dei librai (EIBF), sottoscritto dal presidente dell’Associazione Italiana Editori (AIE) Marco Polillo: “Noi, rappresentanti del mondo del libro, siamo fermamente convinti – recita il testo della lettera – che il valore di un libro non dipenda dal suo formato o dal modo in cui i lettori vi accedano. Per questo sollecitiamo la UE ad agire rapidamente per modificare la legislazione in materia, per consentirne l’adeguamento al progresso tecnologico e per rimuovere un serio ostacolo allo sviluppo del mercato e-book. Un’iniziativa della Commissione in questa direzione si inserirebbe nel suo programma di lavoro in cui si afferma che “le barriere al digitale sono barriere all’occupazione, alla crescita e al progresso”. “L’Italia ha già fatto la propria scelta verso una equiparazione delle forme di lettura – ha commentato Polillo – ma da cittadini ed imprenditori europei pretendiamo che anche l’UE affronti la questione in maniera definitiva consentendo agli Stati membri di sancire una verità a nostro avviso inconfutabile: un libro è un libro”.
Riportiamo infine il testo integrale del comunicato stampa di oggi della Corte di Giustizia Europea:
In Francia e in Lussemburgo, la fornitura di libri elettronici è soggetta ad aliquota IVA ridotta. In particolare, dal 1° gennaio 2012, la Francia e il Lussemburgo applicano alla fornitura di libri elettronici, rispettivamente, un’aliquota IVA del 5,5% e del 3%.
I libri elettronici o digitali oggetto della presente causa comprendono i libri ottenuti a titolo oneroso, mediante scaricamento o trasmissione continua (streaming) a partire da un sito web, nonché i libri elettronici che possono essere consultati su computer, smartphone, e-book reader o qualsiasi altro sistema di lettura.
La Commissione chiede alla Corte di giustizia di dichiarare che la Francia e il Lussemburgo, avendo applicato un’aliquota IVA ridotta alla fornitura di libri elettronici, sono venuti meno agli obblighi ad essi incombenti in forza della direttiva IVA .
Nelle odierne sentenze, la Corte accoglie i ricorsi per inadempimento della Commissione.
La Corte rileva innanzitutto che un’aliquota IVA ridotta può essere applicata unicamente alle cessioni di beni e alle prestazioni di servizi di cui all’allegato III della direttiva IVA. Detto allegato menziona, in particolare, la «fornitura di libri su qualsiasi tipo di supporto fisico». La Corte ne trae la conclusione che l’aliquota IVA ridotta è applicabile all’operazione consistente nel fornire un libro che si trovi su un supporto fisico. Se è vero che il libro elettronico necessita, per poter essere letto, di un supporto fisico (quale un computer), un simile supporto non è tuttavia fornito con il libro elettronico, cosicché l’allegato III non include nel suo ambito di applicazione la fornitura di tali libri.
Inoltre, la Corte constata che la direttiva IVA esclude ogni possibilità di applicare un’aliquota IVA ridotta ai «servizi forniti per via elettronica». Secondo la Corte, la fornitura di libri elettronici costituisce un servizio di questo tipo. La Corte respinge l’argomento secondo cui la fornitura di libri elettronici costituirebbe una cessione di beni (e non un servizio). Infatti, solo il supporto fisico che consente la lettura dei libri elettronici può essere qualificato come «bene materiale», ma un siffatto supporto non è presente nella fornitura dei libri elettronici.
La Commissione addebita altresì al Lussemburgo di applicare un’aliquota IVA super ridotta al 3%, mentre la direttiva IVA vieta, in via di principio, le aliquote IVA inferiori al 5%. La Corte ricorda che, secondo la direttiva IVA, uno Stato membro può applicare aliquote IVA ridotte inferiori al 5%, fra l’altro, a condizione che le aliquote ridotte siano conformi alla legislazione dell’Unione. Dato che la Corte ha poco prima concluso che l’applicazione di un’aliquota IVA ridotta alla fornitura di libri elettronici non è conforme alla direttiva IVA, la condizione di conformità alla legislazione dell’Unione non è soddisfatta, cosicché il Lussemburgo non può applicare un’aliquota IVA super ridotta al 3% alla fornitura di libri elettronici.
Le sentenze odierne della Corte non ostano a che gli Stati membri istituiscano un’aliquota IVA ridotta per i libri su supporto fisico, come in particolare i libri cartacei.
Tags: #unlibroèunlibro, Amazon, Corte di Giustizia Europea, ebook, IVA sui libri
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Commenti (1)
#UnLibroNONèUnLibro: l'UE ordina il ripristino dell'IVA sugli eBook - Finzioni
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[…] La reazione alla sentenza è stata immediata, prendendo corpo in una lettera aperta (riportata da Il Libraio) al presidente della Commissione Junker, al presidente del Parlamento europeo Schultz e al presidente del Consiglio europeo Tusk, da parte della Federazione degli Editori Europei (FEP), della Federazione delle Associazioni Europee degli Scrittori (EWC), della Federazione Europea e Internazionale dei Librai (EIBF), e dall’Associazione Italiana Editori (AIE). Vogliamo riproporvene il testo, come citato da Bibliocartina.it: […]
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