Piccola e media editoria, intervista ad Antonio Monaco (AIE): “In corso un terremoto. Entro il 2015 perderemo il 50% degli addetti” (I)

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La piccola e media editoria italiana si sta decimando. Il comparto perde non soltanto il 10,9% del valore nell’intervallo 2012-2013, ma il 21,5% degli addetti contrattualizzati (1.500 persone circa) e “le previsioni sono che entro il 2015 la forza lavoro del comparto si ridurrà del 50% almeno”, come ha dichiarato a Bibliocartina Antonio Monaco (Edizioni Sonda), presidente del gruppo Piccoli editori dell’AIE, nel corso di una lunga e articolata intervista telefonica che pubblichiamo in più parti.

Negli anni dal 2010 al 2013 il calo degli addetti è stato costante (si è perso il 30% dei lavoratori in 3 anni), con un picco vertiginoso nell’ultimo anno. E se 4 anni fa la media dei lavoratori per casa editrice era di 2 impiegati (compresi i proprietari, mentre per quanto riguarda i co.co.pro l’indagine non prevedeva domande specifiche ed è prevedibile che molti editori li abbiano conteggiati fra i contrattualizzati, mentre altri li abbiano annoverati fra i collaboratori occasionali), oggi è appena 1,2 persone. Una cifra talmente irrisoria che solleva come minimo due questioni: la prima è il peso strutturale, e diremmo portante, del lavoro esternalizzato in questo settore. Senza i freelance – la cui incidenza sul comparto non ci risulta sia già stata quantificata con precisione – la piccola e media editoria sarebbe già stata spazzata via. La seconda, collegata alla prima, è sulla natura imprenditoriale del comparto.

Un arcipelago differenziato, che la crisi trasformerà ulteriormente – Secondo Monaco “si tratta di dati inquietanti, perché stiamo parlando di persone. D’altro canto le cifre vanno considerate alla luce della struttura della piccola e media editoria italiana, costituita da un arcipelago di imprese enormemente differenziato al suo interno”. Più della metà dei piccoli editori italiani (2.824 aziende nel 2013) pubblica infatti da 2 a 10 libri l’anno appena. In totale, il catalogo della piccola e media editoria pesa per il 19,1% sul catalogo complessivo italiano, con una quantità di titoli pubblicati scesa del 7,1% nell’ultimo anno (e una produzione di ebook cresciuta, di contro, del 40,8%).

“Per piccola editoria”, spiega Monaco, “non intendiamo solo quella di catalogo, ma anche quella di complemento – professionisti che svolgendo altri mestieri si dedicano anche alla pubblicazione di libri riguardanti la loro professione o le proprie passioni culturali, o associazioni di volontariato che pubblicano libri per diffondere le proprie idee – e quella di servizio, che pubblica libri su commissione o dietro contributo. Al di là del giudizio personale e professionale che si possa dare sui cosiddetti EAP”, spiega Monaco, riferendosi alle tante battaglie condotte nel tempo da più realtà per la stigmatizzazione e la denuncia di quell’editoria che fa pagare gli autori per essere pubblicati. “Da un punto di vista merceologico si tratta di editori, e noi come tali li dobbiamo contemplare.” Nel computo delle aziende editoriali medio-piccole finiscono così realtà estremamente differenziate, all’interno delle quali le vere e proprie aziende editoriali strutturate, che creano valore, impresa e occupazione, registrano un’incidenza piuttosto bassa. “Stiamo parlando di circa 800 o 900 imprese editoriali strutturate su un totale di 4.769 case editrici medio-piccole”, informa Monaco. “Ciò che sta avvenendo grazie alla crisi è che la piccola editoria come seconda attività, come attività di complemento, e anche di servizio/a pagamento, tenderà ad assottigliarsi sempre di più. Stiamo vivendo un terremoto e ne usciranno vive, e più forti di prima, solo le imprese che sapranno organizzarsi in modo da mettere al centro la professionalità e l’imprenditorialità. Da un punto di vista della circolazione delle idee questa non è una buona notizia, anche se prevedo che molte micro-attività editoriali non scompariranno del tutto, piuttosto migreranno al self-publishing digitale. Da un punto di vista del mercato, le tempeste della crisi potranno, forse, indurre gli editori più preparati e determinati ad attrezzarsi maggiormente, ad incrementare le proprie professionalità, a strutturarsi in un modo più efficace. Nel giro di appena due anni potremmo trovarci di fronte a una fisionomia del mercato molto trasformata, e più polarizzata. Il timone per resistere alla tempesta sarà, a mio parere, la capacità di mettere al centro la professionalità, intesa come una composizione delle diverse professionalità che, combinate, fanno la buona editoria”. Con alcuni nodi urgenti da affrontare, dei quali il più gravoso è forse quello della distribuzione indipendente, come dimostrano anche alcune ultime vicende che hanno interessato editori e distributori italiani. (Continua)

Ecco la seconda parte dell’intervista: “Il futuro dell’editoria medio-piccola è nelle reti d’impresa e nella promozione diretta”, intervista ad Antonio Monaco (AIE) (II)

 

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Commenti (1)

  • Facciamo i conti con Carocci | metagrapho

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    […] intervistato in qualità di presidente del gruppo Piccoli editori dell’AIE da Bibliocartina il 21 novembre e il 3 dicembre 2014, proprio a ridosso della 13a edizione della Fiera della piccola e media […]

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