Cina: Apple rimuove dallo Store una libreria online contenente i libri di un dissidente: “contenuti illegali”

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In perfetta aderenza alla sua politica di “rispetto della legge in tutti i Paesi in cui opera”, Apple ha rimosso dal suo Store cinese un’applicazione per la vendita di libri online che metteva a disposizione anche i titoli di Wang Lixiong, famoso dissidente da tempo inviso al regime. La notizia è riportata dal Financial Times: lo sviluppatore dell’applicazione – Hao Peiqiang – ha ricevuto una lettera da Apple che lo informava della rimozione della sua applicazione dall’App Store cinese, poiché conteneva “contenuti illegali in Cina“. L’applicazione di Hao consiste in una piccola libreria online di soli 10 titoli, fra cui tre titoli di Wang Lixiong, da tempo attivo nella critica al regime e in particolare schierato a fianco dell’indipendenza del popolo tibetano. Wang, sposato alla poetessa e attivista tibetana Tsering Woeser, è autore di saggi e romanzi a carattere politico (il suo più famoso romanzo, il cui titolo letterale italiano sarebbe “Pericolo giallo”, è stato tradotto in inglese qualche anno con il titolo China Tidal Wave, traduzione di Anton Platero) e vive tuttora con la moglie a Pechino, da dissidente in patria i cui libri sono proibiti dal regime, ma circolano clandestinamente da tempo sottoforma cartacea e online. L’applicazione, a quanto risulta, non è stata rimossa da altri Store, a parte quello cinese (abbiamo provato a cercarla nell’App Store americano digitando il nome inglesizzato riportato dal FT “jingdian shucheng”, ma senza risultato). Secondo l’autore dell’applicazione, e come lascia intendere lo stesso Financial Times, la decisione potrebbe essere in qualche modo collegata ai recenti problemi d’immagine che Apple sta vivendo in Cina. I media cinesi hanno infatti più volte puntato il dito contro le politiche di servizio al cliente che Apple porta avanti in Cina, accusando l’azienda californiana di atteggiamenti discriminatori nei confronti dei consumatori cinesi per quanto riguarda garanzie dei prodotti, ricambio degli stessi quando difettosi, e una politica facile di prestiti nei confronti dei giovani acquirenti che indurrebbe in qualche modo all’acquisto compulsivo. La campagna contro Apple ha avuto una risonanza tale da costringere Tim Cook, ad dell’azienda, a scrivere una lettera di scuse nei confronti dei consumatori cinesi (segno ovvio dell’importanza capitale del mercato cinese per l’azienda, tanto più che la polemica è deflagrata, come riporta China Files, nello stesso giorno in cui il primo ministro cinese dichiarava l’intenzione di aprire alle importazioni di beni esteri per non meno di 10mila miliardi di dollari. Le scuse di Cook sono state ben accette dai media cinesi, ma secondo diversi osservatori una delle contropartite di questo gioco di pressioni commerciali potrebbe essere stato un ulteriore giro di vite sui contenuti ammessi da Apple.

© immagine: Jeromy Johnson, Creativeshift.net

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