Più libri più liberi: a Roma la XII edizione, ma la crisi è nera e i soldi sono pochi. Potrebbe essere l’ultima nella Capitale?

Scritto da Redazione on . Postato in Editori, Eventi, Fiere e rassegne, In evidenza

Non era una squadra troppo entusiasta quella che stamattina, presso la Sala cinema del Palazzo delle Esposizioni di Roma, ha presentato le novità della XII edizione di “Più libri più liberi“,  la fiera della piccola e media editoria libraria che è ormai appuntamento tradizionale del dicembre nella Capitale. Il titolo di quest’anno è “Parti da un libro”.

Bibliocartina ha twittato in diretta dalla Conferenza stampa alcune delle novità e delle informazioni più interessanti ascoltate oggi. Loredana Lipperini, giornalista di Repubblica,  scrittrice e conduttrice del programma sui libri Fahrenheit con Marino Sinibaldi su Radio3, ha aperto la mattinata annunciando anche alcune novità riguardanti la premiazione del “Libro dell’anno”, uno dei momenti più amati dagli habitué della Fiera e dagli ascoltatori del programma. Quest’anno, ha comunicato Lipperini, non saranno soltanto i lettori a votare per il loro libro dell’anno, ma anche i librai delle librerie di qualità di Bookadvisor, la mappa delle librerie di Fahrenheit. L’anno scorso fu “Se ti abbraccio non aver paura” di Fulvio Ervas ad aggiudicarsi il titolo (qui l’intervista rilasciata da Ervas a Bibliocartina appena dopo la premiazione).

Un comparto a metà fra artigianato e impresa, che se la passa molto male – La congiuntura economica continua a essere molto difficile per la piccola e media editoria italiana. Le cifre offerte questa mattina da Enrico Iacometti, presidente AIE per la sezione Piccoli editori, non lasciano spazio all’ottimismo: “il venduto dei piccoli editori, senza contare le rese, segna un -20% fra il 2011 e il 2012”, ha detto Iacometti. Calcolando il fatturato, il risultato fra 2012 e 2011 è un -14,7%.

Tutto questo a fronte di una produzione libraria che non soltanto non scende, ma addirittura cresce: i titoli pubblicati sono aumentati dell’1,5%. In numeri assoluti parliamo di un fatturato di 368,2 milioni di euro per 1.125 case editrici che pubblicano da 10 a 50 titoli l’anno (4 in più rispetto al 2011) e 1.501 case editrici che ne pubblicano da 5 a 10 (32 in meno). In totale queste case editrici hanno perso, tra 2011 e 2012, 175 posti di lavoro. A fine 2012 lavoravano nella piccola e media editoria 5.700 persone esclusi i collaboratori e i consulenti: 2,1 dipendenti per casa editrice compreso i proprietari. “La piccola editoria in Italia non ha mai vissuto un boom economico: ha sempre fatto i conti con condizioni difficili, e in tempi di crisi resiste grazie alla tenacia di aziende che spesso sono a conduzione familiare”. Famiglia monoparentale, stando alle cifre, le quali non possono non farci interrogare sulla natura stessa di questo settore economico. Settore più di bottega che d’impresa a quanto sembra, se è vero che ogni azienda prevede in media due dipendenti. Ma in realtà strutturalmente basato sul sommerso e sul ricorso al lavoro esternalizzato, dunque su risorse umane fluttuanti per non dire precarie (a tal proposito consigliamo la lettura di “Pazzi scatenati” di Federico Di Vita, che oltre a un capitolo tanto lucido quanto esilarante sulla fiera Più libri più liberi di Roma contiene numerose riflessioni generali sui malesseri strutturali dell’editoria italiana). “Dateci credito”, nonostante la crisi, ha detto Iacometti. E lo diceva in senso letterale, presentando anche un workshop dallo stesso titolo che si terrà a Roma il 6 dicembre, curato dall’AIE, e dedicato al rapporto con gli istituti di credito: quelle banche che “tradizionalmente non sono grandi amiche dell’editoria”, non offrono il loro sostegno ai progetti editoriali e contribuiscono così, a loro volta, ad alimentare le difficoltà del settore, compreso le sue gravi condizioni dal punto di vista lavorativo.

Una Fiera con sempre meno soldi – Il presidente di Più libri più liberi Fabio Del Giudice e il presidente dell’AIE Marco Polillo hanno presentato alcune novità dell’edizione di quest’anno senza tuttavia fare troppo per nascondere una certa mancanza di entusiasmo: “Sono un po’ frustrato da Roma”, ha detto senza mezzi termini Del Giudice. “Roma non è solo la capitale d’Italia, è la capitale del libro. Qui c’è il maggior numero di case editrici del paese”, circa 500, come ha detto Iacometti, quasi tutte piccole o medie. “Per fatturato librario è la seconda città d’Italia dopo Milano. Siamo nella Capitale d’Italia, la capitale artistica oltre che politica. Se con Bookcity Milano è tornata ad essere la capitale dell’editoria, perché Roma non assume il suo ruolo di capitale del libro con più coerenza e responsabilità?”

Del Giudice non ha polemizzato esplicitamente con nessuno, ma ha mostrato in ogni caso il suo disagio e sottolineato (non è stato l’unico), in che condizioni difficili sia stata realizzata questa edizione. Il presidente Polillo dal canto suo ha ricordato ai presenti che “la Fiera di Roma costa circa 1 milione e 300mila euro l’anno. E rispetto agli scorsi anni il contributo pubblico all’iniziativa – ovvero offerto da Comune e Provincia di Roma, dalla Regione Lazio, dalla Camera di Commercio di Roma e dal Ministero dei beni culturali e del turismo – è diminuito del 30%”. Si aggirerà quest’anno intorno ai 500mila euro, contro i 680 mila di tre anni fa. “Le fiere sono importanti, ma non se tutto inizia e finisce in quei pochi giorni. Gli andrebbe dato seguito”, ha dichiarato Polillo lamentando la gestione estemporanea del rapporto fra la città di Roma e la piccola e media editoria. “Invece ogni anno ci troviamo, quasi all’ultimo momento, a organizzare la Fiera per l’anno stesso. Non è così che spingiamo il mercato del libro”. Per gestione estemporanea si intende ovviamente pochi soldi e dati all’ultimo momento; nessuna delle istituzioni pubbliche che sostiene Più libri più liberi se la passa bene da un punto di vista economico, specialmente il Ministero dei beni culturali e del turismo dal quale “abbiamo avuto in particolare problemi a ricevere fondi, capiamo che il momento è molto complicato”, ha detto Del Giudice. Ma non se la passano bene neanche in Atac, l’azienda dei trasporti romani che insieme a NTV-Italo ha attivato convenzioni con Più libri più liberi per offrire sconti a chi giunge a Roma con Italo o si sposta con i mezzi Atac. “Ringraziamo particolarmente tutti i responsabili Atac con cui abbiamo lavorato in questi mesi, perché sono più entusiasti di noi. E in questo momento non è facile lavorare in Atac”, ha detto Del Giudice facendo riferimento, indirettamente, all’enorme scandalo corruzione emerso da un inchiesta di Repubblica che vedrebbe complici di riciclaggio di fondi neri i vertici aziendali e quelli politici del Comune di Roma. Del Giudice ringrazia Atac e loda la nascita di una “linea Libro” dei trasporti che dalla fermata Eur Fermi porterà fino al Palazzo Congressi. Ma appena qualche minuto prima aveva inflitto un’altra stoccatina alla città di Roma e alla sua strutturale invivibilità mostrando la mappa di una Roma immaginaria attraversata dalle stesse linee di metro di Londra e commentando “I have a dream”.

Per Roma potrebbe essere l’ultima “Più libri più liberi”? Tutti, insomma, ce l’hanno un po’ con Roma a quanto pare. “Non con il Comune, non con la Regione, non con le persone: con Roma, la Capitale” ha detto Del Giudice, inveendo contro nessuno e quindi contro tutti, o forse contro la Lupa. “Siamo alla XII edizione di Più libri più liberi: per Roma arrivare alla XII edizione di qualcosa è già un miracolo”, ha rincarato la dose Lorenzo Tagliavanti segretario della Camera di Commercio capitolina. “Questa città investe troppo poco su questa Fiera”, li aveva preceduti tutti Iacometti a inizio di mattinata. Certo né Flavia Barca (assessore comunale alla Cultura), né Lidia Ravera (assessore regionale a Cultura e Sport) hanno potuto dissuadere, con i loro interventi, dall’idea che l’impegno delle amministrazioni pubbliche per questo comparto economico sia al momento più sentimentale che pratico, ovvero: economico. Di contro i costi presenti sono alti, se si pensa che il solo affitto del Palazzo dei Congressi vale 100mila euro circa secondo quanto dichiarato da Del Giudice. “Il 50% del prezzo di listino, perché la società Roma Convention Spa che gestisce il centro è sensibile alla cultura” ed è a partecipazione pubblica. I soldi sono pochi e persino il futuro programma nazionale per la Promozione della lettura, secondo quanto annunciato da Rossana Rummo direttore Biblioteche del Ministero dei beni culturali e del turismo avrà un budget ridicolo: 1 milione di euro appena, meno del costo di una sola Fiera.

Dunque cosa sarà di Più libri più liberi? Si trasloca da Roma in cerca di un luogo più accogliente o più disposto a investire? “Più libri più liberi è un servizio che offriamo all’AIE. Se dovessimo renderci conto che è meglio spostarla in un altro luogo, lo faremo”, ha dichiarato Del Giudice a Bibliocartina a margine della Conferenza stampa. Altre città meglio gestite e meglio organizzate potrebbero iniziare a farsi avanti, se non l’hanno già fatto.

 

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