Speciale London Book Fair: la fiera s’inaugura con un processo ad Amazon. “Amico o avversario per gli operatori?”

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Londra – dalla nostra inviata – Apre i battenti la Fiera del libro di Londra, e entra subito coi piedi nel piatto nel Great Debate d’apertura, dedicato al protagonista che nel bene e nel male, occupa ogni giorno i pensieri di qualsiasi professionista dell’editoria. “Amazon ha un’influenza positiva sull’industria del libro odierna?”, questo il titolo in italiano del dibattito, che si è svolto con le modalità di un vero e proprio processo. La sala, affollata di operatori professionali provenienti da tutto il mondo, ha svolto il ruolo di giuria esprimendo un giudizio preliminare al dibattito e uno successivo. “Amazon: friend or foe?” (amico o avversario), questa la domanda posta dagli organizzatori al pubblico. Due relatori hanno espresso parere positivo riguardo al ruolo di Amazon nell’industria, altri due invece parere negativo. A esordire nel dibattito Eoin Purcell, giovane editor della casa editrice irlandese New Island Books, che ha offerto in favore dell’azienda di Seattle tutte le ragioni del ‘digital change e del ‘così va il capitalismo’. “Amazon non è di per sé il cambiamento, ne è piuttosto il sintomo”, ha sostenuto Purcell. “Opporsi ad Amazon significa opporsi a internet e dunque alla realtà”. Secondo Purcell la creatura di Jeff Bezos non ha altra colpa che quella di “aver saputo trarre vantaggio dalle possibilità offerte da internet, e di aver avuto più successo di altri senza tutto sommato essersi inventato niente di stratosferico: gli eBook sono un prodotto commercializzato da tantissime aziende, la differenza è che Amazon lo ha saputo fare meglio”. L’influenza positiva di Amazon sull’industria sta dunque proprio, per Purcell, nell’essere il gigante che è: “obbliga tutti noi sviluppare idee sempre più creative per mantenerci competitivi”. Sul concetto di competitività si è sviluppata una larga parte del dibattito successivo al primo intervento. Se infatti nessuno ha raccolto la provocazione lanciata da Purcell – “stiamo qui forse oggi per trovare un sistema socialista di diffusione dei libri?”- gli altri intervenuti contro Amazon hanno attaccato l’azienda americana proprio in merito ai suoi effetti sulla concorrenza, e alla sua concezione della stessa. “Amazon non sta competendo, sta distruggendo qualunque possibilità di competizione”, ha sostenuto Tim Godfray, presidente della UK Bookseller Association. “Oggi vende in Gran Bretagna il 95% degli eBook, e rappresenta il principale fattore distruttivo per le librerie”, che anche in Inghilterra si trovano in una situazione di forte crisi e sono diminuite, ha detto Godfrey, del 18% nell’ultimo anno. “Le librerie rappresentano ancora oggi il principale strumento di scoperta di nuovi autori per un lettore”, ha spiegato Godfrey. “Con Amazon paradossalmente, nonostante la grande quantità di libri teoricamente a disposizione, è molto più complicato uscire da certi binari e scoprire il nuovo; senza contare il ruolo che ricoprono i librai nel tessuto culturale di una comunità.” Anche lo scrittore Robert Levine, autore del saggio bestseller Free Ride sul ruolo nefasto delle tecnologie nell’industria culturale, ha puntato il dito sulla concorrenza sleale, “unfair”, di Amazon nei confronti dell’industria del libro, a cominciare dal fatto che “non paga le tasse nei paesi in cui vende e questo non è capitalismo; è capitalismo sleale. Cosa faranno quando avranno ancora più potere?”. Per Levine “Amazon, diversamente da ciò che ha fatto Apple per l’industria musicale, non si limita a voler vendere i suoi prodotti e apparecchi: sta cercando invece di propagare una piattaforma in cui sia facile entrare e macchinoso, o sconveniente, uscire. In questo modo distrugge ogni concorrenza possibile”. Per Jennifer 8 Lee, responsabile della casa editrice digitale americana Daily Lit/Plympton, Amazon ha avuto invece tre meriti fondamentali: dare vita a un pubblico critico di lettori in digitale, abbassare i costi del libro e creare, sperimentando, un nuovo modello di business in grado di spingere in avanti l’industria editoriale. Lee si è detta “consapevole che Amazon sia ciò che più fa paura al momento, ma non credo sia una paura giustificata. Credo ci sia spazio per accogliere con ottimismo questi cambiamenti che non porteranno alla scomparsa delle librerie, ma più probabilmente a una diversificazione del settore”. Dello stesso parere Purcell: “se Amazon ci obbliga a ripensarci e a innovare grazie alla sua potenza, ciò significa che sta avendo un’influenza positiva sul settore. Quello delle tasse  è un falso problema, non si tratta certo della prima azienda che usa un escamotage per non pagarle. A dibattito concluso, il pubblico ha espresso nuovamente il suo parere. Gli “amici di Amazon” prima dell’inizio del Great Debate erano 61, sono scesi a 59 dopo le arringhe conclusive dei relatori. Gli oppositori erano 88, sono diventati 117. I professionisti del libro, più che stimolati, appaiono decisamente spaventati dall’ombra del gigante.

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