Speciale Librerie indipendenti: il gran rifiuto di Amazon, nuove alleanze e strategie per salvarsi (III)
A qualche giorno di distanza dalle prime due puntate, proseguiamo e concludiamo lo speciale pre-natalizio di Bibliocartina sulle librerie indipendenti. In Italia il luogo comune vorrebbe i librai refrattari alle novità tecnologiche. Ma spesso, si sa, i luoghi comuni sono più banali che veritieri.
Ad esempio è vero che negli Stati Uniti i librai indipendenti siano da tempo sul piede di guerra contro Amazon, e abbiano risposto con sonore pernacchie ai tentativi del colosso di Seattle di fare ingresso nei loro locali con il programma Amazon Source; ma si tratta delle stesse librerie che hanno invece stretto accordi vantaggiosi con Kobo, non certo per chiusura contro il settore dei libri elettronici. E in Italia? Nei mesi scorsi Bibliocartina ha ospitato un interessante, plurale dibattito sulla posizione dei librai nei confronti del libro elettronico: ne sono emerse differenze di posizione ma anche una visione sui librai ben più antiquata dei librai stessi, i quali sembrerebbero al contrario, spesso, tutt’altro che inerti di fronte alle nuove sfide del mercato digitale. Il che non garantisce automaticamente la possibilità di farlo fruttare a proprio vantaggio
“Il gran rifiuto” di Amazon ai librai indipendenti – Come infatti ha confermato il presidente dell’ALI Alberto Galla a Bibliocartina, le librerie indipendenti hanno proposto ad Amazon, all’inizio dell’estate scorsa un accordo per iniziare a vendere i Kindle, e gli eBook per Kindle, nei loro negozi. “Un accordo dai termini simili a quelli di Amazon Source negli Stati Uniti”, ha dichiarato a Bibliocartina Alberto Galla. “Ma dopo un ‘vediamo’ iniziale, da Seattle è seguito un lungo silenzio. Quando dopo l’estate abbiamo sollecitato la ripresa delle trattative ci è stato risposto di no, che non si poteva fare, perché collaborare con tanti librai non era comodo per loro, che si relazionano con grandi buyer e con interlocutori unici eccetera. Stando a ciò che hanno avviato negli USA, direi che la spiegazione più veritiera è che vogliono controllare tutto in modo diretto. Avrebbero fatto meglio a dirci “ci stavamo già pensando, ma vogliamo far gestire tutto alla casa madre”.
In Italia Amazon ha scelto Hoepli – Al momento attuale Amazon e Kindle hanno in effetti un partner italiano di fiducia ed è Hoepli, la storica libreria/editrice milanese che già dall’anno scorso vende con profitto i Kindle, con particolare attenzione al periodo natalizio. Abbiamo chiesto a Matteo Ulrico Hoepli maggiori dettagli e informazioni sui termini dell’accordo fra Amazon e l’azienda italiana, e in particolare se a Hoepli fosse riconosciuta una percentuale anche sugli eBook acquistati tramite i Kindle venduti da loro, ma si tratta di “dati che non possiamo divulgare, sono coperti da accordo di riservatezza essendo Amazon un’azienda quotata in borsa”. Hoepli ha comunque confermato di essere l’unica libreria italiana a vendere il Kindle, e di trovarsi fra l’altro nella Top 3 generale dei rivenditori italiani di Kindle (compresi dunque negozi di elettronica e affini).
La conclusione dunque non è che Amazon non voglia fare affari con le librerie italiane: non vuole fare affari con quelle indipendenti, preferisce affidarsi, per acquisire più forza sul mercato italiano, a marchi di prestigio e solidi come Hoepli piuttosto che (ndr: “piuttosto che” su Bibliocartina lo troverete sempre usato come da grammatica italiana, anche se ormai ci viene il dubbio che sia compreso nel modo giusto!) a una rete di librerie meno nota e conosciuta. Perché allora negli USA sì, ci si potrebbe legittimamente domandare? Forse perché a) il mercato USA è certamente più noto ai manager di Amazon di quello italiano b) perché le librerie indipendenti americane non sono a digiuno di esperienza con la vendita di apparati digitali, avendo già stretto accordi con Kobo e c) perché la strategia di affermazione di Amazon negli Stati Uniti è molto più aggressiva di quella attualmente in corso in Europa, e va ben oltre i libri, è una strategia integrata che punta al “vendere tutto”.
“Per uscire dalla crisi sono auspicabili joint venture tra i librai italiani” – Come possono trovare allora, i librai indipendenti di questo paese, una strada efficace per uscire dalla crisi. L’Associazione Librai Italiani sta cercando varie strade, in collaborazione anche con altre realtà associate quali l’AIE (Associazione Italiana Editori), ma appare costretta da una certa debolezza politica che, probabilmente per sua stessa natura, si porta dietro come realtà associata. Come abbiamo scritto nella seconda parte di questo speciale, la deroga pesantissima ottenuta dalle biblioteche alla Legge Levi, che di fatto preclude ai librai indipendenti ogni possibilità di aggiudicarsi appalti per la fornitura di libri alle biblioteche pubbliche del loro territorio, non è stata adeguatamente denunciata né contrastata dai librai come associazione. Ed è pur vero che spesso librai ed editori possono trovarsi dalla stessa parte della barricata, altrettanto spesso invece no, risultano avere interessi differenti e contrapposti, specie in un paese in cui gli editori sono anche librai delle più importanti librerie di catena nazionali.
Tuttavia, quello dei librai non è comunque un settore fermo, e il primo a dare un esempio di dinamismo e capacità imprenditoriale di tentare nuove strade è proprio il presidente dei Librai italiani Alberto Galla, titolare della storica libreria vicentina Galla 1880. Il 6 dicembre scorso Galla ha inaugurato i locali della nuovissima libreria Galla/Libraccio, in joint venture con la società Libraccio Spa. I nuovi locali sono ampi più di 1200 mq e ospitano circa 3 km di scaffali di libri. “La strada delle joint venture è provvida”, ha dichiarato Galla a Bibliocartina. “I librai devono trovare nuove forme di connessione per affrontare queste sfide così pesanti che abbiamo di fronte. Con l’ALI stiamo mettendo a punto un progetto di reti d’impresa che andrà in questo senso, sull’esempio di quanto messo già a punto in Sardegna sotto la guida di Tiziana Marranci e con l’utilizzo dei contratti di rete“.
Nel caso di Galla a Vicenza la joint venture si è realizzata fra una delle società del gruppo Libraccio (composto da una compagine di 15 diverse società) e il precedente gruppo Galla 1880, “che matiene piena autonomia gestionale e d’acquisto, semplicemente da oggi offre un segmento, quello del libro usato – specialità del gruppo Libraccio – che prima non era in grado di offrire”. La nuova grande libreria accorpa le 2 librerie precedenti del gruppo Galla, specializzate rispettivamente in editoria professionale e per ragazzi, “nell’accorpamento non abbiamo sacrificato nessun posto di lavoro, anzi abbiamo assunto altre 3 persone”, più due librai specializzati provenienti dal gruppo Libraccio che per un anno formeranno i librai di Galla alla vendita dei libri usati. “Ma non s’era detto librerie indipendenti?”, chiediamo a Galla. Una delle società del gruppo Libraccio possiede infatti una partecipazione operativa nel gruppo IBS, parte a sua volta del gruppo “Mauri Spagnol” o GeMS che gestisce non soltanto una serie di marchi editoriali importanti (da Guanda a Corbaccio a Bollati Boringhieri), e soprattutto che è a sua volta controllata dal gruppo di distribuzione Messaggerie Italiane. “La partecipazione di Libraccio a IBS riguarda una sola delle società del gruppo Libraccio la quale detiene a sua volta una quota di IBS è appena del 5%”, specifica Galla. Dal punto di vista numerico gli interessi sono dunque abbastanza ridotti, tuttavia Edoardo Scioscia amministratore delegato di Libraccio è anche vicepresidente del gruppo IBS. Il gioco delle scatole cinesi che è così tipico dell’editoria italiana, e così tanto responsabile peraltro della sua verticale caduta, sta forse lambendo anche la storica libreria Galla? “Non credo che una partecipazione così minima al gruppo IBS possa mettere in discussione l’indipendenza di Libraccio come gruppo di librerie, e tantomeno la nostra”, ha dichiarato Galla a Bibliocartina. “Se un imprenditore è stato così bravo da costruire un network di ben 29 librerie, senza per questo appartenere a nessuna catena editoriale, io lo considero un grande gruppo indipendente da cui prendere esempio. D’altro canto la stessa bravura l’ha dimostrata a Roma Marcello Ciccaglioni con le sue Arion“. Ciccaglioni, presidente dell’ALI Lazio, è titolare di 20 librerie nel territorio capitolino: “la prima catena di librerie indipendenti a Roma“, come Arion stessa sul suo sito si autodefinisce. (fine)
Qui trovate le prime due puntate dello speciale:
Il Natale difficile delle librerie indipendenti: oltre al calo di vendite, la disinformazione (I)
Sconti liberi alle biblioteche, legge Levi ormai insulsa. Le librerie indipendenti pagano la loro debolezza politica? (II)
Tags: Alberto Galla, ALI, Edoardo Scioscia, Hoepli, IBS, Kindle, Libraccio, Librerie Arion, librerie indipendenti, librerie indipendenti americane, Marcello Ciccogliani, Matteo Ulrico Hoepli, Messaggerie
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