Speciale Libreria Edison: “Il vincolo d’uso sui locali, nostra unica speranza”. La sfida dell’azionariato popolare (II)

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“Le ragioni della chiusura di Edison non stanno nei cattivi risultati economici della libreria, quanto nella nota tendenza, purtroppo, del titolare del gruppo – l’imprenditore Stefano Bellentani, ex proprietario anche del 90% della casa editrice Barbès, oggi chiusa, il cui personale ha costituito una nuova impresa editoriale dal nome Clichy – a fare il passo più lungo della gamba”. Questa è l’opinione di Vertucci. “L’imprenditore Bellentani non si è accontentato di una libreria florida come quella fiorentina, si è messo in testa di poter competere con le grandi catene librarie italiane e ha tentato il salto, riportando gravi ferite nella caduta”, continua Vertucci. “L’esperienza della Edison a Bologna, per esempio, un fallimento che è costato buona parte del fatturato aziendale”. Il gruppo Edison-Bellentani, che nei mesi scorsi si è misurato anche con la scomparsa di altre librerie Edison in varie città del centro-nord, sarebbe ormai prossimo al fallimento secondo quanto risulta a Bibliocartina, con dichiarazione prevista per il prossimo 20 febbraio. “Come lavoratori siamo adirati con il Gruppo Bellentani ma lo siamo anche con Feltrinelli”, spiega Vertucci. “Non soltanto perché quando anni fa hanno acquisito la proprietà del locale lo hanno fatto sostanzialmente per eliminare un antipatico concorrente, la libreria più amata e frequentata di tutta Firenze”, spiega Vertucci dal suo punto di vista. “Ma anche perché oggi, lo scopo che stanno perseguendo è un’espressione di becero capitalismo: trarre il massimo del profitto possibile dalla loro proprietà, poco importa che ciò possa costare il lavoro a decine di persone. Trattandosi il proprietario del locale di un gruppo che si occupa di libri, editoria e librerie, sarebbe stata una soluzione adeguata per tutti aprire una libreria Feltrinelli in piazza Repubblica utilizzando la competenza dei librai Edison. Ma a Effe.com interessano affitti da 100mila € al mese, e di certo locali così centrali fanno gola ad aziende che possono permettersi utili ben superiori a quelli di una libreria. Alla Edison 100mila euro erano poco meno dell’incasso di un mese”.

Dal canto suo, Feltrinelli ha sempre contestato l’accusa di aver voluto far chiudere una sua impresa concorrente. Ha ribadito la liceità della sua posizione e della sua azione nei confronti del Gruppo Edison, liceità avvalorata dal pronunciamento dei Tribunali in tutti e tre i gradi di giudizio a favore della società Effe.com. “Feltrinelli non può fare altro che aspettare, a questo punto, e fare pressione affinché il Comune elimini il vincolo d’uso culturale sui locali. Per far questo saranno senz’altro disposti a tenere sfitto il locale per qualche tempo, magari sperando che la gente pian piano si dimentichi di che cosa e chi c’era lì prima”, commenta Vertucci. “Proprio per questo motivo, mentre loro attendono, noi dobbiamo muoverci. Dobbiamo mantenere alta l’attenzione sulla nostra vicenda e sul vincolo d’uso affinché il Comune non lo stralci, perché al momento attuale è la nostra unica speranza di tornare a lavorare in quella libreria. La base delle persone che sono dalla nostra parte, dei 40mila firmatari della nostra petizione sul vincolo d’uso, è l’unica nostra forza, perché sul piano delle trattative politiche ci dobbiamo rimettere nele mani del Comune, delle sue dichiarazioni, degli impegni presi. Di sicuro, quando abbiamo avviato la petizione non ci saremmo mai aspettati tanta vicinanza e tanto consenso, per noi persino 2000 firme rappresentavano un successo.”

La strategia dei lavoratori è dunque chiara: lottare affinché il vincolo d’uso non sparisca, fino a quando Feltrinelli, sfiancata dall’impossibilità di affittare o vendere i locali a imprenditori di altra natura, deciderà di aprirvi una propria libreria o di cedere in affitto o in vendita il locale ad altri imprenditori locali decisi a investire nella cultura. Ma esiste anche una terza alternativa: fare sul modello di quanto hanno sperimentato ad Arezzo, dove i lavoratori della libreria Edison locale hanno rilevato il ramo d’azienda e si sono trasformati in librai indipendenti. “Un conto è autogestire una libreria in sei, un conto è farlo in 38 quanti siamo a Firenze”, commenta Vertucci a proposito. “Detto questo, è una delle ipotesi che alcuni di noi, tra cui il sottoscritto, caldeggiano. Una sorta di azionariato popolare per rilevare la libreria; con un investimento di qualche migliaio di euro ciascuno costituiremmo il capitale necessario e se la locazione d’affitto rimanesse ai 40mila euro attuali, potremmo permettercela, visto che come ho già detto, non è stato per scarsità di vendite che abbiamo chiuso. Fra di noi ci sono fra l’altro modi differenti di concepire il mestiere del libraio, ma competenze e passione tali per cui saremmo in grado di confrontarci con tutti gli aspetti del mestiere e del mercato. Certo, Feltrinelli ci farebbe un gran figurone se cedesse in affitto ai librai oggi cassintegrati l’uso dei locali, allo stesso canone attuale che non sono comunque bazzecole. Ma i tempi per questo non sono ancora maturi, né dal nostro punto di vista né dal loro. La mia sensazione è che dovrà trascorrere almeno un anno prima che si sblocchi l’impasse in cui siamo finiti tutti. Durante quest’anno, forti dei consensi che abbiamo ricevuto finora e continuando a costruirli, lotteremo senza tregua affinché il vincolo d’uso culturale sui locali, che oggi ci dà qualche speranza, non venga cancellato con qualche colpo di mano”. (fine)

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