Speciale Lettura, parte III: biblioteche scolastiche ed editori, prove tecniche di cooperazione?

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Prosegue la nostra analisi sulla promozione della lettura dopo i primi due articoli. Quali sono i luoghi più importanti, quelli centrali per la promozione della lettura? Il Rapporto del Forum Libro ne indica sostanzialmente tre: la scuola, le biblioteche, le librerie. Di nuovo, si appalesa a nostro parere una confusione tra libro come oggetto di apprendimento e di studio, e libro come oggetto di intrattenimento e di svago, o comunque scelto in modo autonomo dalle responsabilità professionali e/o scolastiche. La scuola è senz’altro il luogo principe dell’apprendimento alla lettura come attività cognitiva. Ma la scuola è anche il luogo in cui si impara il piacere della lettura? Su questo ci sarebbe da ragionare, e forse chiedersi se davvero la scuola insegna ad apprezzare la lettura come un piacere, o se forse, piuttosto, non la impone come un dovere. Il Rapporto analizza e si sofferma ad ogni modo, puntualmente, su una delle pecche più importanti delle strutture scolastiche in merito alla promozione della lettura, ovvero la carenza di biblioteche scolastiche e di una connessione fra le stesse. In Italia, spiega il Rapporto, non esiste neanche la figura professionale del bibliotecario scolastico. Secondo uno studio dell’AIE (Associazione Italiana Editori) oggi in Italia la spesa media annua per acquisto di libri per alunno da parte delle biblioteche scolastiche è pari a 0,68 euro: non si arriva neanche a permettersi uno dei tanto vituperati (dalla concorrenza) volumi della Newton Compton a 0,99€. La spesa scolastica complessiva destinata alle biblioteche è pari allo 0,001% della spesa scolastica complessiva, pari a 5,3 milioni di euro l’anno di cui meno della metà (il 43,4%) destinati all’acquisto di libri. In totale, nonostante la percentuale di istituti provvisti di una biblioteca (spesso improvvisata) al proprio interno sia relativamente alta (ne è dotato l’87,2% delle scuole elementari, il 90,6% delle medie e il 95% delle superiori), in media ogni biblioteca possiede appena 4,7 volumi a studente: in totale le biblioteche scolastiche dispongono dello 0,4% dei titoli in commercio.

In un quadro tanto desolante, la conclusione più sensata è che il primo luogo di promozione mancata della lettura non è la scuola genericamente intesa, bensì il Ministero dell’Istruzione, o viale Trastevere che dir si voglia. L’attuale ministro Francesco Profumo si appresta a chiudere il suo incarico lasciando in eredità un decreto legge sull’introduzione dei libri digitali (criticato nettamente dall’AIE), ma non risulta sia intervenuto in modo altrettanto netto sul fronte della promozione della lettura all’interno delle scuole. E d’altro canto, non si capisce come mai, nell’ottica di quanto si afferma nel rapporto, ovvero che vada “incentivato e sostenuto il partenariato (orrendo termine, ndr) pubblico – privato”, gli editori in primo luogo non abbiano ancora messo a punto un progetto coordinato e costante di sostegno alla lettura a scuola, e sottolineiamo: alla lettura libera a scuola, per svago, curiosità o tutt’al più approfondimento, ma non strettamente legata alle imposizioni dei professori. Chiediamo, in modo tutt’altro che provocatorio agli editori: tutte le copie dei libri che stampate per i giornalisti, non potreste invece regalarle alle scuole? Nell’era degli eBook, ai media non potreste mandare semplicemente un pdf delle bozze? L’AIE si è mossa, in occasione della Fiera del Libro per ragazzi di Bologna dei giorni scorsi, lanciando l’ennesimo ‘evento’ che, come tutti gli eventi, rischia purtroppo di lasciare il tempo che trova: “Amo chi legge… e gli regalo un libro”, un progetto che si realizzerà in tutta Italia dal 23 al 27 maggio, in occasione del Maggio dei Libri (altro esempio di intervento episodico e contingente che non risolve una questione che è strettamente culturale, ovvero inerente la vita quotidiana delle persone): come scritto nel comunicato inviato “l’iniziativa nasce dalla campagna promossa dall’editrice Sinnos “I libri? Spediamoli a scuola!” (dell’editrice Sinnos non si fa menzione nel Rapporto sulla promozione della lettura, ndr) che AIE ha deciso di sposare e assorbire in un nuovo, grande, progetto, coinvolgendo tutta la filiera del libro (scuole, librerie, biblioteche). Il meccanismo sarà analogo a quello di una “lista nozze”: le scuole e le biblioteche di pubblica lettura stileranno una lista di libri desiderati per arricchire l’offerta all’utenza scolastica e cittadina, a partire dall’elenco dei “100 libri per ragazzi imperdibili di oggi”, definito grazie ad un lavoro in sinergia tra AIE, AIB e Nati per Leggere, che editori e bibliotecari insieme considerano fondamentali all’interno di una biblioteca per ragazzi, sia questa scolastica che pubblica. Questa lista sarà quindi esposta nella libreria più vicina o in quella con cui la biblioteca si è gemellata e dal 23 al 27 maggio tutti i lettori potranno acquistare quei volumi da donare alla biblioteca stessa. L’intento – spiega Antonio Monaco, responsabile del Gruppo editori ragazzi di AIE – non è solo quello di rifornire le biblioteche ma anche di creare un circolo virtuoso a beneficio della promozione alla lettura. Ci sembrava necessario lavorare con le scuole ma anche con le biblioteche e le librerie, giocandoci in prima persona come editori per ragazzi. Così è nata l’iniziativa e così è nata la lista dei 100 classici imperdibili, un nostro suggerimento, nato da una rosa ampia degli editori e selezionati poi dai bibliotecari e dagli esperti di Nati per Leggere. All’interno non ci sono i “nostri” classici imperdibili alla Piccole Donne e Pinocchio, per capirci, ma i “nuovi classici imperdibili”, quelli che formano gli 0-14enni e più di oggi”.

Le domande che poniamo, e che porremo, sono più d’una: perché la spesa finale dell’acquisto dei libri deve ricadere sul consumatore? Non si sta in questo modo nuovamente scaricando sui lettori – e compratori – forti la promozione della lettura? Tanto nel caso dell’iniziativa di Sinnos, quanto in questo, ci si basa sulla partecipazione volontaria dei lettori/compratori, peraltro instradandola, piegandola, inducendo i ‘volontari’ appunto (così vengono pensati) ad acquistare i titoli indicati dagli editori o da un qualsivoglia comitato scientifico. Si spezza, in questo modo, la catena più virtuosa che esiste in editoria, l’unica catena veramente funzionante, ovvero quella del libero passaparola. Esattamente all’inverso dell’ “Amo chi legge… e gli regalo un libro” (scelto da altri), la logica che editori, librai, persone che a titolo vario desiderano accrescere la circolazione – non solo la vendita – dei libri dovrebbero adottare a nostro parere è “amo quel libro… e lo regalo a chi legge”. Una regola che dovrebbe essere valida innanzitutto per gli editori: perché le case editrici non possono prevedere, nei loro bilanci, una voce di sostegno sociale alla lettura a ricavo zero, una sorta di produzione editoriale ‘pro bono’ a ritorno non garantito sul breve periodo, per promuovere sul serio la lettura presso le scuole? Magari usando le copie altrimenti destinate al macero? Perché non si usa in modo nobile, alimentandolo, il circuito dei libri usati (spesso nuovissimi) per rifornire le biblioteche scolastiche? Perché, insomma, non si attiva un circuito sostenibile di cooperazione quotidiana tra i vari elementi che compongono l’ecosistema libro, piuttosto che sperare di cavarsela sempre con qualche iniziativa episodica che sembra più pensata per risollevare il bilancio semestrale, che non per fini davvero solidali? Domande alle quali contiamo di ricevere risposta nei giorni e nei mesi a venire, immaginando che senz’altro esistano, da parte di vari editori, “buone pratiche” come le chiama il Rapporto che vanno in questo senso e che sono già in atto, ma che noi non ancora conosciamo.  (continua)

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