Pendragon Edizioni: “Non accettiamo più stagisti”. “Basta vedere gli editori come gentaglia che sfrutta il lavoro altrui”.

Scritto da Redazione on . Postato in Editori, Lavoro, News

Oggi su Facebook, nella pagina dell’editrice bolognese Pendragon, è apparso un annuncio pubblico da parte della stessa editrice, nel quale si dice: “rendiamo pubblico che da un anno circa non accettiamo più stage e tirocini formativi, che abbiamo sempre gestito con l’Università di Bologna, con la Scuola Superiore di Studi Umanistici e altre istituzioni di massimo prestigio.”

L’annuncio è scritto in prima persona, e presso l’Ufficio Stampa della casa editrice abbiamo verificato che l’autore è Antonio Bagnoli, amministratore unico e direttore editoriale dell’editrice. L’intervento trae spunto da una polemica di questi giorni scoppiata a Bologna nei confronti dell’associazione Bibliobologna, un’associazione di volontariato a sostegno delle biblioteche bolognesi che ha pubblicato un annuncio di ricerca volontari per mansioni varie suscitando l’ira di numerose realtà organizzate cittadine e la preoccupazione anche di alcuni bibliotecari, convinti che sia in atto una sostituzione degli addetti retribuiti con volontari non stipendiati. Lo riportiamo per intero:

“Anche in relazione a quanto sta succedendo (http://bologna.repubblica.it/cronaca/2012/09/13/news/volontari_salaborsa-42485684/), rendiamo pubblico che da un anno circa non accettiamo più stage e tirocini formativi, che abbiamo sempre gestito con l’Università di Bologna, con la Scuola Superiore di Studi Umanistici e altre istituzioni di massimo prestigio. Lo abbiamo fatto perché da tempo circola sempre più forte un movimento d’opinione che vede tutti coloro che accettano “lavoratori” non pagati come strozzini pronti ad arricchirsi sulle spalle delle competenze ed energie dei giovani in cerca di occupazione. Un bel giorno però, raccoglierò in un libro tutte le puttanate colossali che, negli anni, i nostri stagisti hanno fatto, detto e pensato. Ve ne dico una: lavorando su un ricettario una stagista (che magari avremmo anche dovuto pagare…) ha indicizzato le ricette in modo totalmente incomprensibile. Alla domanda della nostra caporedattrice sul criterio usato, lei ha risposto di aver dato la successione delle ricette delle pietanze in “ordine decrescente della grandezza dell’animale cucinato”. Lo giuro. Certo non si può fare di tutte le erbe un fascio, ma un po’ di umiltà, questi neolaureati che non sanno nemmeno correggere i refusi di un testo e si credono direttori editoriali perché hanno letto quattro libri in croce, dovrebbero averla. E smetterla di vedere gli editori come gentaglia che sfrutta il lavoro altrui.”

Abbiamo cercato di intervistare il direttore Bagnoli per porre una serie di domande sul suo commento, ma non è stato possibile andare oltre l’Ufficio Stampa. Gliele poniamo dunque attraverso questo articolo:

– Perché ha messo la parola “lavoratori” tra virgolette, nel suo commento, riferendosi agli stagisti?

– Perché tanto livore, evidente nelle sue parole, nei confronti degli stagisti, fino al punto di decidere di non collaborare più con le istituzioni accademiche per accogliere tirocinanti in redazione?

– Quali sono, secondo lei, le ragioni per cui “circola un movimento d’opinione” che vede “gli editori come gentaglia che sfrutta il lavoro altrui?”

– Quale può essere, secondo lei, la giusta soluzione al problema del lavoro nel settore editoriale? Non le sembra, a maggior ragione per le considerazioni che fa sulla scarsa preparazione dei tirocinanti a fronte della presunzione che lei lamenta, che ci sia nel settore editoriale una eccessiva sproporzione tra numero di stagisti e tirocinanti e numero di reali professionisti? E non crede che una delle condizioni necessarie per crescere come professionisti, in qualunque mestiere, sia poter svolgere il proprio lavoro in condizioni di serenità e di dignità, che non sono, tipicamente, quelle di uno stagista medio italiano?

– Non crede dunque che in Italia gli stagisti andrebbero meglio retribuiti, come avviene nella maggior parte dei paesi europei, in modo da potersi formare sul campo in condizioni di serenità e di dignità?

– Concludendo: sappiamo tutti che l’editoria è in crisi in questo paese. Non crede che sia anche perché il lavoro editoriale in Italia si basa sullo scarso riconoscimento del valore delle persone che lavorano, prima ancora che delle figure professionali che lo popolano?

Grazie per le eventuali risposte.

 

 

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Commenti (6)

  • Berit

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    Io penso che un buon datore di lavoro inanzittutto spiega al neo-assunto o stagista che sia, come vuole che sia eseguito un lavoro: lo stagista a maggior ragione sta lì per IMPARARE, non per fare il lavoro gratis.
    Attendiamo fiduciosi la risposta della casa editrice.
    B.

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  • Alessandra

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    Va bene pagare gli stagisti purché sia pagato anche chi insegna agli stagisti. Nel mio bilancio di esperienze con stagisti, penso di essere a credito.

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    • Redazione

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      Salve, non è chiaro che intende, nel senso: chi dovrebbe pagare coloro che insegnano agli stagisti? Gli editori? Gli stagisti stessi? Sarebbe interessante se si potesse approfondire, grazie!

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  • Alex

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    Forse l’editore ha ragione sulla scarsa preparazione dei giovani, considerato che c’è chi, ad esempio, non sa distinguere tra virgolette e parentesi?

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    • Redazione

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      Grazie della segnalazione, abbiamo modificato il testo. Volevamo dire proprio virgolette e non parentesi e ci siamo confusi per la fretta. Però tanto giovani non siamo, anche i più anziani possono sbagliare.

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