Milano, incontro fra gli assessori e i precari dell’editoria: “Accesso a spazi e bandi comunali solo agli editori che non sfruttano”
Ieri a Milano si è svolto un incontro fra gli assessori alla Cultura Stefano Boeri, alle politiche del lavoro Cristina Tajani e vari rappresentanti del mondo del lavoro editoriale, fra cui la Rete dei Redattori Precari che proprio qualche mese fa, a seguito delle entusiastiche dichiarazioni di Boeri sull’esito della manifestazione milanese Bookcity, aveva fatto presente a Boeri il problema delle condizioni di lavoro nelle imprese editoriali.L’assessore milanese ne ha dunque approfittato per rilanciare in un colpo solo l’importanza della manifestazione culturale da lui così fortemente voluta, la cui nuova edizione sarà presentata il 6 febbraio prossimo, e mostrarsi attento a capire ed ascoltare i problemi di chi nel mondo editoriale vive, con sempre maggiore fatica. “Il tema del precariato editoriale è stato al centro della discussione”, ha dichiarato a Bibliocartina uno dei presenti all’incontro. Oltre ai sindacati e a Re.re.Pre, erano presenti diverse associazioni e reltà organizzate che a loro modo si impegnano per migliorare le condizioni di lavoro di chi opera nell’editoria”, fra queste Strade, il sindacato dei traduttori editoriali, e AITI (Associazione Italiana Traduttori e Interpreti). Scarsa invece la presenza degli editori, pochissimi dei quali hanno preso la parola, nonostante in sala, secondo quanto risulta a Bibliocartina, ci fossero diversi quadri e dirigenti delle più importanti case editrici milanesi. La Rete dei redattori precari ha denunciato una volta ancora i numeri dell’emorragia di lavoratori che “solo nei due più grandi gruppi editoriali italiani – Mondadori ed RCS, colossi del comparto editoriale così come dell’imprenditoria lombarda – significheranno 300 o 350 persone cui sarà chiesto di aprire la Partita IVA per continuare a collaborare con l’azienda, dopo anni di contratti a progetto”. Cifre che nessun rappresentante delle due aziende ha mai smentito, e che rappresentano solo una parte del fenomeno endemico del precariato nel mondo dell’editoria. “Sono stime al ribasso”, commenta una fonte a Bibliocartina. “Nella sola Mondadori più di 200 persone stanno per passare alla Partita IVA, in alcuni casi dopo più di 10 anni di precariato continuativo”.
Un fenomeno considerato “parte della crisi che apre nuove opportunità” nell’intervento di Nicola Cavalli rappresentante di Librinnovando, il convegno sul futuro dell’editoria che ha fatto da contorno alla prima edizione di Bookcity lo scorso novembre; “l’unico intervento fischiato da una platea per il resto molto composta e attenta”. Apprezzatissimo, invece, il punto di vista di Giuseppe Liverani, editore di Charta Edizioni, casa editrice milanese che si occupa d’arte rivolgendosi quasi esclusivamente al mercato estero. “Nella nostra casa editrice lavorano tutte persone regolarmente assunte”, ha dichiarato con orgoglio Liverani. “Gli editori che sfruttano i lavoratori tramite il precariato giocano sporco”, ha denunciato l’editore mettendo l’accento su quanto lo sfruttamento del lavoro possa essere anche considerato una forma di concorrenza sleale tra editori, dunque una pratica scorretta verso i propri concorrenti, oltre che verso i lavoratori. Applaudita, a questo proposito, la proposta di una lavoratrice di istituire una sorta di registro degli editori corretti, cui iscriversi firmando una dichiarazione di eticità e sottoponendosi dunque ai relativi controlli del caso, quale prerequisito per poter accedere ai bandi di concorso, agli eventi culturali, a tutti gli spazi e momenti messi a disposizione dal Comune: stand nelle manifestazioni, pubblicazione di cataloghi e altro. Altre proposte sono state l’apertura possibile di una Casa dei traduttori a Milano, sulla scorta della Casa delle Traduzioni romana, l’istituzione di stand informativi sulla situazione del lavoro editoriale negli eventi culturali. Tuttavia “per quanto si possano dimostrare attenti, due assessori non fanno le leggi. Per questo motivo è giusto che l’entusiasmo sia contenuto e soprattutto che ci si continui a impegnare per portare a galla il tema del precariato in editoria, consapevoli che un risultato l’abbiamo comunque ottenuto: 4 anni fa, per dire, tutti negavano l’esistenza di questo problema, a cominciare dai sindacati. Oggi nessuno si sogna più di negarla: non abbiamo già risolto il problema, ma averlo identificato fino a varcare Palazzo Reale è comunque un primo passo”.
Tags: AITI, Charta Edizioni, Cristina Tajani, Giuseppe Liverani, Librinnovando, Milano, Mondadori, Nicola Cavalli, precariato, RCS, Rete Redattori Precari, Stefano Boeri, Strade
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