Sconti liberi alle biblioteche, legge Levi ormai insulsa. Le librerie indipendenti pagano la loro debolezza politica? (II)

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Proseguiamo lo speciale dedicato alle librerie indipendenti che abbiamo iniziato nei giorni scorsi. Partiamo dalle ultime cronache.

“Detrazioni fiscali per sostenere librerie difficoltà” (?) – Durante il cosiddetto question time di ieri 12 dicembre al Senato il ministro dello Sviluppo Economico Flavio Zanonato (nella foto) ha annunciato una serie di misure presenti nel “collegato alla legge di stabilità”, che sarà discusso oggi nel consiglio dei Ministri. Ai libri sono dedicate cinque parole più refuso: “detrazioni fiscali per sostenere librerie difficoltà”. Di qualsiasi cosa si tratti non sarà comunque una misura applicabile alle sole librerie indipendenti, giacché si introdurrebbe un principio di favoritismo scorretto fra canali commerciali. Della possibilità di deduzioni fiscali per l’acquisto di libri si parla già da qualche mese, grazie all’iniziativa di numerose istituzioni accademiche e culturali: se è certo che una misura del genere favorirebbe il lettore, in nessun modo si capisce perché dovrebbe sostenere le “librerie difficoltà”, per usare le parole del Senato, e non anche quelle online o di catena.

La Legge Levi ridotta a brandelli taglia fuori le librerie dalle forniture alle biblioteche – Nel frattempo, l’unica cosa certa è che di tante deroghe fin dal principio previste dalla Legge Levi sul prezzo del libro (che in teoria fissa il tetto massimo di sconto di un libro al 15%, ma che in realtà prevede così tante eccezioni e finestre promozionali da non aver rappresentato un reale beneficio per le librerie indipendenti) l’ultima, inserita in occasione dell’approvazione del “Decreto cultura” divenuto legge il 3 ottobre scorso, prevede l’eliminazione del tetto massimo dello sconto del 20% (già in deroga, dunque, rispetto a quello fissato dalla legge Levi) per le forniture di libri alle biblioteche, agli archivi e ai musei. Una richiesta che l’Associazione Italiana Biblioteche aveva avanzato già da tempo, motivandola con la pesante riduzione del potere d’acquisto delle biblioteche per effetto della Legge Levi. Ecco uno stralcio della memoria presentata dall’AIB al Governo il 16 luglio 2012:

“Secondo una stima elaborata dalla nostra associazione, nella sola Lombardia, dove ogni anno i Comuni investono circa 9 milioni di euro per l’acquisto di libri, per ogni punto percentuale di sconto perduto il potere d’acquisto delle biblioteche di ente locale si ridurrà di 90.000 euro, equivalenti a circa 7000 nuovi libri; ciò significa che le sole biblioteche comunali lombarde nel 2012 acquisteranno, a parità di investimento, fra i 30.000 e i 40.000 volumi in meno. Una diminuzione che si ripercuoterà negativamente soprattutto sugli editori minori.”

Da ottobre 2013 è dunque possibile partecipare ai bandi di gara per la fornitura di libri alle biblioteche fissando tetti di sconto a piacimento. Una novità che i librai indipendenti hanno scoperto sulla propria pelle, vedendosi scavalcare nei bandi di fornitura locale da concorrenti più informati e più competitivi che hanno proposto offerte economiche migliori. “Le  notizie avrebbero potuto e dovuto circolare meglio”, ha dichiarato a Bibliocartina un libraio “per evitare che almeno ci trovassimo soli e spiazzato di fronte a questa novità. Non dico che saremmo stati in grado di evitarla, però trovo assurdo che una cosa così grave sia passata sotto silenzio in questo modo. Bisognava opporsi pubblicamente, contrastare tale azione in modo palese”. “L’Associazione Italiana Biblioteche è riuscita a far inserire questa modifica alla Legge Levi a seguito di una ammirevole attività di lobbying”, ha commentato a Bibliocartina Alberto Galla, presidente dell’Associazione Librai Italiani. “Noi abbiamo abbozzato nei confronti dell’AIB perché non si tratta di consumatori finali e perché servono l’interesse pubblico, ma abbiamo chiesto di intervenire a nostra volta perché si faccia chiarezza sulla Legge Levi e perché si ristabilisca un equilibrio nel mercato dei libri. La legge Levi è del tutto squilbrata”. Senz’altro è vero che le biblioteche servono l’interesse pubblico, ma è inevitabile chiedersi se non sia un sistema definitivamente marcio quello che invece di fornire più fondi pubblici alle biblioteche, mira al risparmio immediato favorendo in modo tanto smaccato le grandi corporation editoriali e le librerie di catena legate a editori e distributori, e avallando pubblicamente la logica del 3×2 anche per i libri. Per i librai indipendenti si tratta ad ogni modo di un colpo pesante: “Negli anni tra il 2010 e il 2011 abbiamo realizzato circa 100mila euro di fatturato con la sola fornitura a due biblioteche pubbliche”, ha dichiarato un libraio a Bibliocartina. “Non è difficile capire quanto questa novità rappresenti per noi una condanna”.

Strette nella morsa fra la crisi dello Stato da una parte, quella del mercato dall’altra, le librerie indipendenti pagano dunque la loro debolezza politica e di negoziazione commerciale? O forse sono strutturalmente legate a un modo di intendere il mercato ormai destinato a soccombere? Dunque cosa dovrebbero fare? Differenziarsi completamente e creare loro, il cambiamento, o provare a inseguirlo con intelligenza? Nella terza e ultima parte di questo speciale parleremo dell’interessante incontro fra Amazon e i librai indipendenti italiani. (continua)

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Commenti (2)

  • sandra di majo

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    In effetti ho sempre pensato che se, da un lato, l’eliminazione del tetto del 15% favorisce le biblioteche che sono un servizio pubblico, quindi tutta la collettività, le piccole librerie indipendenti avrebbero subito un forte contraccolpo. In pratica la Legge va molto a vantaggio delle grandi catene. Vorrei però capire:cosa impedisce alle piccole librerie indipendenti di stabilire tra loro delle forme di collaborazione invece di “farsi la guerra”. E’ cos’ difficile. Quali sono gli ostacoli? In fondo le biblioteche hanno saputo costruire delle reti che in prospettiva danno loro più forza e consentono di lavorare meglio.

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