“Ascoltavo le maree”, da oggi in libreria il romanzo di Guido Mattioni già premiato negli USA in eBook. “Credo nel selfpublishing e nella sua rivoluzione liberale”

Scritto da Redazione on . Postato in Autopubblicazione, Autori, Editori, Libri

“Il self publishing è una rivoluzione liberale che porta aria fresca in un mondo che mi sembra averne parecchio bisogno”. Quella di “Ascoltavo le maree“, prima opera narrativa del giornalista Guido Mattioni da oggi in libreria per il marchio editoriale INK di Francesco Bogliari, è la storia di un romanzo italiano che ha scelto di farsi eBook e diventare americano, prima di poter approdare nelle nostre librerie.Mattioni, classe 1952 e una lunga carriera di cronista alle spalle in numerosi quotidiani e settimanali nazionali (Il Giornale, Epoca e altri) ha raccontato a Bibliocartina il percorso che dall’eBook “Whispering Tides”  lo porta oggi all’esordio nelle librerie italiane. Una traiettoria anomala (per quanto sempre meno) iniziata nel 2011 con i soliti rifiuti “silenzio-dissenso” da parte degli editori italiani e passato per l’autopubblicazione in inglese prima, in italiano subito dopo sulla piattaforma Smashwords.com, una serie di prestigiosi premi e riconoscimenti ricevuti dalle istituzioni culturali americane e solo ora l’approdo in Italia, grazie all’editore Bogliari.

Perché ha scelto questo tipo di percorso per la pubblicazione della sua prima opera narrativa? Lo consiglierebbe?

Rispondo per prima cosa alla seconda domanda: certo, lo consiglierei a tutti e di tutto cuore. Sia perché il self publishing è una rivoluzione liberale che porta aria fresca in un mondo che mi sembra averne parecchio bisogno; sia perché è un’opzione gratis per l’autore e aiuta a spazzare via l’erba cattiva degli editori a pagamento; sia infine perché evita la perdita di tempo e la conseguente frustrazione delle attese, che viaggiano ormai sull’onda dei semestri. Quanto alla prima domanda, grazie, perché che mi consente di dire alcune cose che mi stanno a cuore. In tutta sincerità sono ricorso al self publishing perché due grandi case editrici alle quali mi ero inizialmente rivolto unicamente per prendere contatto – senza inviare loro un manoscritto non richiesto, cosa che non si fa – non mi hanno risposto. Nulla. Nemmeno il tradizionale e garbato “Grazie, ma non siamo interessati”. Ma forse oggi il garbo non usa più. Strano, però; perché non credessero di parlare con il primo ragazzino in fregola di scrivere, avevo allegato il mio curriculum, nella fattispecie quello di un giornalista con 35 anni di carriera sulle spalle, e ad alto livello, in quotidiani, settimanali e mensili nazionali, ricoprendo incarichi di desk fino alla vice-direzione, ma soprattutto quello di inviato speciale coprendo eventi d’ogni genere, dai vertici economici alle elezioni americane, intervistando assassini e premi Nobel. Probabilmente ho sbagliato io e la prossima volta rinascerò cabarettista o calciatore; avrò più chances di essere pubblicato. Comunque, dopo aver fatto tradurre in inglese il romanzo (il racconto è ambientato negli Stati Uniti), tramite la piattaforma editoriale Smashwords.com (un colosso del settore, con sede nella Silicon Valley) ho creato l’ebook e l’ho messo in rete. Prima in inglese (puerile ripicca, lo ammetto) e 24 ore dopo in italiano. Loro poi lo distribuiscono a tutte le maggiori librerie virtuali, esclusa Amazon, dove sempre per conto mio avevo poi messo lo stesso doppio testo. In America esiste anche un’edizione printed on demand, intitolata Whispering Tides, a cura della piattaforma CreateSpace (che fa capo sempre ad Amazon).

Di che cosa parla il suo libro, ce ne darebbe una sintesi epigrammatica del tutto personale?

In America l’hanno definito “una favola adulta che commuove e fa sorridere”. Io potrei declinarlo così: un “io narrante” italiano intimamente smarrito, ma in cerca di una nuova vita dopo un terribile dolore. Un’antica città americana del Vecchio Sud, ospitale con i vivi e con i propri amati fantasmi. Una fioraia che adora le scarpe e venera il prossimo. Il culto dell’Amicizia e la religione del Ricordo. Un gatto pescatore che non si allontana mai dal suo molo né dai propri simili, animali dalla profonda saggezza. Un ricco eccentrico divenuto tassista per noia e psicologo per vocazione. Una statua che sa ascoltare e un vecchio afroamericano che si interroga sui grandi misteri della vita. Un sindaco rispettato, pur se senza municipio. Con altri coloriti personaggi si incrociano tutti su uno scenario dove il blu argentato di un grande fiume e delle maree oceaniche si fonde ogni sei ore con il verde di una Natura dalla struggente bellezza.

Ritiene che sia importante, per un autore italiano provare d’entrata a scavalcare i paletti di un’editoria nazionale?

Sono convinto che provare – in qualsiasi campo – sia l’unico obbligo per un uomo degno di questo nome. La fortuna dell’America è che ha gente visionaria (là è un complimento, da noi un’offesa, riflettiamoci per un attimo all’importanza della semantica!) che dice ai ragazzi di “essere affamati e folli”, mentre in Italia la lezione corrente (anche in famiglia) è quella di essere furbi. Con la conseguenza che da loro un fallimento è un gallone da cucirsi sulla giacca proprio perché significa che uno ci ha provato e comunque ha fatto esperienza. Da noi è la morte civile, resti fallito per sempre, marchiato a fuoco.

Il suo romanzo è stato premiato ai Global eBook Awards 2012, un riconoscimento per le principali opere letterarie pubblicate negli USA in formato eBook. Come ha fatto il suo libro a essere notato da questa istituzione?

Questa domanda è legittimamente “italiana”, ma lo dico con sincera simpatia perché mi consente di spiegare altre cose importanti. Io non mi sono dovuto fare notare, ho solo iscritto il mio romanzo online ai Global eBook Awards 2012 di Santa Barbara (California), una sorta di Oscar del settore, spedendo i miei 60 dollari e il codice per scaricare gratis l’ebook così come hanno fatto gli altri mille concorrenti di 16 Paesi (io ero il solo italiano). Poi i giurati, i cui nomi sono sconosciuti e irraggiungibili nelle loro case ai quattro angoli degli USA, lo hanno letto e probabilmente lo hanno trovato buono perché sono entrato subito in Nomination. Ad agosto ho poi saputo di essere tra i Finalisti. Idem è successo con gli USA Best Book Awards 2012 di Los Angeles dove invece ho iscritto con le stesse modalità il mio libro stampato (unico costo in più la spedizione di una copia). E anche lì, sempre su un migliaio di concorrenti, ho concluso da Finalista. Tutto qui. Ho la presunzione di pensare che forse al di là dell’Oceano la parola “merito” voglia dire ancora qualcosa. Basta: non voglio riaprire qui l’annosa polemica su come si svolgono e vengono assegnati da noi molti premi gallonati, ovvero con giurati, case editrici, autori, critici e media tutti raccolti nello stesso albergo. Sono cose che ormai conoscono anche i bambini.

A che cosa è dovuta secondo lei l’attenzione di così tante istituzioni letterarie americane nei confronti della sua opera?

Agli stessi motivi detti sopra. L’America, che giro da più di 30 anni e che conosco meglio dell’Italia, ha mille difetti. Le mancano però quelli del “dì che ti mando io”, del “tu come nasci?”, del “che idee politiche avrà questo qua?”. Mi hanno valutato per quello che ho scritto, senza sapere nemmeno chi fossi. Io ho bussato e loro hanno aperto. Ho spedito le mie copie e le hanno lette. Nemmeno le riviste letterarie più prestigiose, come la Southern Literary Review, hanno la spocchia nostrana se tu sei un autore autoprodotto. Ripeto, hanno letto, hanno gradito e ne hanno scritto. È successo sia con riviste letterarie sia con importanti università. Vorrei ricordare la quasi imbarazzante (per le valutazioni positive) recensione della professoressa Olimpia Pelosi (della New York State University di Albany) pubblicata sulla rivista Annali di Italianistica diretta dal professor Dino Cervigni della Chapel Hill University (la più antica d’America – 1789 – e culla degli studi letterari). Mentre Richard Keatley, un assistente della cattedra di Italiano alla Georgia State University di Atlanta, al quale avevo spedito il libro in lingua originale, l’ha adottato come testo di lettura e di esercitazione nei suoi corsi. E a novembre mi ha organizzato la presentazione nel campus tappezzato di poster con la mia faccia e il mio romanzo. Pensare che dei ragazzi americani studino l’italiano usando il mio libro è un’emozione fortissima e una soddisfazione più grande di una posizione nella classifica dei best seller. Almeno così la vedo io.

Come ha ricevuto l’attenzione delle case editrici italiane? Sono state in molti a proporsi, o è stato lei a proporre l’opera? Saremmo molto interessati in particolare a questo aspetto.

All’inizio, prima che facessi l’ebook, un’altra importante casa mi aveva cortesemente risposto, aveva letto il manoscritto e lo aveva anche giudicato eccellente in una scheda di valutazione, ma definendolo non rientrante nei loro piani editoriali. Poi ero andato avanti come ho detto fino a quando, l’estate scorsa, Francesco Bogliari, fondatore del gruppo Media & Co dopo una carriera trentennale nei maggiori gruppi editoriali italiani, mi ha chiamato (c’eravamo conosciuti in Mondadori) dopo aver letto il primo capitolo del mio libro, postato free su Facebook a scopo autopromozionale. Mi ha detto che alla saggistica, dove è impegnato con due marchi di grande qualità, Mind e Metamorfosi, voleva aggiungere la narrativa. Mi ha chiesto il manoscritto completo e due giorni dopo mi ha detto: “Partiamo, Ascoltavo le maree sarà il romanzo con cui lancerò la mia collana di narrativa, che si chiama INK. Io e Rosamaria (sua moglie e sua socia sul lavoro, ndr) ci crediamo”. È andata così, parola di vecchio cronista.

Crede che la sua storia sia replicabile? Che sia una strada da tentare anche per altri scrittori italiani?

Innanzitutto me lo auguro di tutto cuore e sarebbe per me un grande motivo d’orgoglio aver tracciato nel mio piccolo una strada nuova. Quello dello scouting tra gli autoprodotti non sarà in Italia un fenomeno dalla crescita vertiginosa come negli Usa, dato che da noi – insisto – le incrostazioni spocchiosette, editorial-salottiere sono annose e quindi dure da grattare via. Ma penso che sia un processo inevitabile, che è nelle cose. Finché ci saranno lungimiranti e illuminati editori piccoli (o medi) di qualità come Bogliari – e in Italia ce ne sono – non ho motivo per non essere ottimista.

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