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Petruccioli (Strade): “Traduttori, ci siamo uniti in un soggetto collettivo perché vogliamo riconoscimento professionale ed economico”

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“Siamo poco tutelati, per questo ci siamo uniti in un soggetto collettivo, abbiamo bisogno di riconoscimento professionale ed economico”, così Daniele Petruccioli del sindacato Strade è intervenuto alla presentazione del rapporto “Dalla parte dei traduttori” curato da IRES Emilia Romagna per conto di Slc-Cgil e con la collaborazione della stessa Strade.

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L’editoria di ricerca in Italia è condannata a dipendere dai finanziamenti istituzionali? Intervista a Zandonai e Voland, le uniche due editrici italiane che riceveranno i fondi del Culture Programme (II parte)

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Pubblichiamo questa mattina la seconda parte dell’intervista agli editori Zandonai e Voland, dopo che nella prima parte, ieri, abbiamo dato notizia dell’ammissione delle due case editrici, le uniche in Italia, ai finanziamenti previsti dal Culture Programme dell’Unione Europea e intervistato Matteo Zadra di Zandonai sul progetto che grazie a questi finanziamenti, l’editrice porterà avanti per il 2013.

Mantova, al Festivaletteratura anche i Translation Slam. Daniele Petruccioli: “Quest’anno si presta più attenzione ai traduttori”.

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Il cruccio dei traduttori letterari, si sa, è quello di essere quell’anello invisibile della catena del libro, quella famosa vite che se la togli casca tutto, eppure è così piccola e nevralgica che non si vede, e puntualmente ci se ne dimentica. Bibliocartina.it ha intervistato oggi Daniele Petruccioli, traduttore letterario per importanti case editrici indipendenti italiane (Marcos y Marcos, Voland fra le altre), e a Mantova inviato speciale in qualità di moderatore dei Translation Slam, sorta di gare in cui due traduttori si confrontano su come hanno reso la versione italiana di un testo, lasciando all’applauso del pubblico il potere di decretare un vincitore. “I Translation Slam sono parenti dei nobili Poetry Slam, gare in cui ci si sfida nella recitazione di poesie”, ci ha raccontato Petruccioli, “e sono stati trasposti per la prima volta alla traduzione letteraria nel 1999 in Canada, in occasione del Blue Metropolis Montreal International Literary Festival. Successivamente sono stati replicati con grande successo anche a New York, Londra e altre città, e qui a Mantova questa del 2012 è la seconda edizione che si tiene, dopo quella dell’anno scorso.” L’idea di trasferire anche a Mantova i Translation Slam è stata di Laura Cangemi, riconosciuta traduttrice letteraria dall’inglese e dallo svedese nonché mantovana e organizzatrice storica del Festivaletteratura. L’anno scorso le lingue interessate alla competizione erano lo svedese e l’inglese australiano, quest’anno si è invece replicato  con lo spagnolo dell’autore Pablo D’Ors, e l’inglese americano dello scrittore per bambini Louis Sachar. A competere sono stai chiamati ieri 6 settembre Ileana M. Pop e Marco Stracquadaini, traduttori dei testi di D’Ors in italiano, e  per Louis Sachar la stessa Cangemi e Flora Bonetti, le due professioniste che lo hanno finora trasposto in italiano (lo Slam è in corso mentre scriviamo). Sponsor dei due eventi il sindacato dei traduttori editoriali Strade, per quello odierno, e ieri Insieme Salute,  mutua sanitaria che ha avviato un servizio di tutela anche per traduttori e scrittori, dedicato alla traduttrice Elisabetta Sandri scomparsa qualche tempo fa.

In che cosa consiste dunque, con precisione, lo Slam? “Ai traduttori viene dato, circa 10 giorni prima, un testo inedito dell’autore, che dovranno tradurre. Il giorno dello slam si sale sul palco e ci si confronta con la traduzione. In qualità di moderatore”, spiega Petruccioli, “sono stato l’unico che ha avuto la possibilità di leggere entrambe le traduzioni, mentre i due concorrenti arrivano alla gara senza conoscere la versione dell’altro. A quel punto, inizia la lettura e la conversazione delle due versioni. Nel caso di Pablo D’Ors, ieri, il brano in gara era il frammento del libro che sta attualmente terminando di scrivere, mentre per quanto riguarda Sachar, il testo è un racconto che gli è stato rifiutato da un editore americano perché considerato troppo truculento per essere adatto ai bambini. Sachar ha dunque scelto di metterlo a disposizione nostra. 

Lo slam di ieri”, prosegue Petruccioli, “ha potuto godere della buona conoscenza dell’italiano da parte di D’Ors, che ha interagito costantemente con i due traduttori e con il moderatore, rivelando  che l’ascolto delle versioni tradotte del suo testo gli era servito  per capire meglio ciò che lui stesso aveva scritto ma in modo istintivo e poco ragionato”. Proprio quello è d’altra parte uno dei compiti più ardui del traduttore, il dovere di meditare a lungo su ciò che spesso dall’autore è stato scritto frettolosamente, o per pura ispirazione momentanea, o pensando a qualcosa di diverso da ciò che apparentemente sembra. Al termine della tenzone”, continua il moderatore, “tutto si è concluso con un festoso applauso, senza decretare alcun vincitore. Come si può d’altra parte, voler scegliere tra due versioni tanto diverse? In ognuna, come spesso accade a riprova di quanto poco lineare sia l’arte del tradurre, ci sono soluzioni che nell’altra mancano, e viceversa. Il bello e il difficile del moderare un evento del genere è anche stimolare i traduttori al protagonismo, a voler spiegare il meglio possibile scelte e soluzioni, coinvolgendo anche il pubblico che ho trovato incredibilmente attento.”

A proposito di pubblico, chiediamo: come sono stati accolti finora gli Slam in termini di presenze, e in generale la presenza della letteratura tradotta al Festival? “Sono molto soddisfatto perché ieri abbiamo registrato il sold-out, coinvolgendo nella chiesa sconsacrata in cui si è tenuto l’evento giovani dai 27 ai 97 anni, persone che non davano l’idea di essere ‘del mestiere’ ma puri appassionati della letteratura. E anche i giornali locali hanno dedicato attenzione al nostro evento. Complessivamente, girando per Mantova ci si accorge facilmente di quanto i traduttori, e d’altro canto gli interpreti per gli autori stranieri che in alcuni casi coincidono con i traduttori che li hanno dati a conoscere, siano ovunque e siano un nervo indispensabile di questo Festival, ma quest’anno la loro visibilità è crescente, rispetto ad altri anni e ad altri eventi. Ad esempio, nel dibattito che ieri sera Patrizio Roversi ha animato sul libro di Miriam Toews “Mi chiamo Irma Voth” di Marcos y Marcos, (tradotto da Daniele Benati) l’interprete Marina Astrologo è stata protagonista a tutti gli effetti del dibattito, spesso tirata in ballo dall’autrice e dal presentatore. In altri anni e in altri eventi, ricordo ad esempio Il Salone del Libro di Torino di qualche anno fa, si era soliti utilizzare i traduttori come specie di robot automatici da interpretazione”.