Speciale Più libri più liberi: The Global Hamlet, Simone Barillari “in quest’epoca di medioevo tecnologico, torniamo all’opera collettiva grazie al web”

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Nel corso della prima giornata della Fiera della piccola e media editoria Più libri più liberi presso il Caffè Letterario abbiamo assistito alla presentazione del progetto “The Global Hamlet“, ideato da Simone Barillari – riconosciuto editor e critico letterario – che l’ha illustrato insieme a Corinna Bottiglieri, filologa specializzata in letteratura latina e medievale, e coordinatrice del progetto a livello internazionale. “The Global Hamlet” – ha spiegato Barillari – “è un progetto di web 3.0, come l’abbiamo chiamato, perché piuttosto che passare in digitale il libro di carta esattamente così com’è, come tante case editrici oggi fanno, prova a scoprire tutte le potenzialità comunicative del web, concependolo come un mezzo per arrivare a una nuova idea di libro, un’idea molto antica e al tempo stesso molto moderna, che potremmo sintetizzare – con un’espressione prosaica – come “crowdsourcing della letteratura”. Il progetto è semplice e al tempo stesso, monumentale: creare un’edizione collettiva dell’Amleto di Shakespeare attraverso il web. Un’opera alla quale sarà possibile contribuire proponendo le proprie traduzioni, annotazioni e illustrazioni, “ma non nello stile di Wikipedia”, ci tiene a precisare più volte Barillari. “I contributi che le persone invieranno non finiranno online così come sono, ma saranno rivisti da un team di esperti e di editor, traduttori di lunga esperienza nonché filologi e conoscitori della letteratura shakespeariana che giudicheranno i contributi arrivati e li assembleranno, senza però intervenire direttamente con una propria traduzione o con una propria annotazione.

Il progetto si affida al web come a una immensa community mondiale, e pertanto si propone, fin dall’inizio, come progetto multilingue che partirà contemporaneamente in inglese, italiano, olandese, spagnolo e forse ulteriori lingue. Ma non viaggerà esclusivamente via web. Il team di ideatori di The Global Hamlet non è stato finora in attesa di lanciare online la sua idea, ma ha già iniziato a stringere una serie di collaborazioni e contatti con istituzioni accademiche, scolastiche, teatrali e in generale del mondo culturale. Tra queste, anche diverse case editrici, fra cui Feltrinelli per l’Italia, “con la quale – dichiara Barillari – c’è già un contratto in essere per la pubblicazione dell’opera”. Amleto è la prima opera di quella che, racconta Barillari, vuole diventare una collana vera e propria, una serie di pubblicazioni rivisitate e rieditate tramite la logica dell’opera collettiva. “Accarezziamo l’idea di dedicarci in futuro all’Inferno di Dante”, ad esempio. Perché dunque iniziare proprio dall’Amleto? Perché “Amleto, come tutta l’opera shakespeariana, è in realtà una grande opera collettiva cui non corrisponde un unico autore”, tanto perché l’identità di colui/colei che chiamiamo Shakespeare è avvolta nel mistero ed è stata probabilmente la congiunzione di più mani, quanto perché la sua opera veniva continuamente rivisitata ad ogni esibizione, come spiega Barillari, limandola e modificandola in base alle reazioni del pubblico a una battuta o all’altra. “Amleto è stata una delle ultime opere collettive nella storia dell’umanità”, afferma con nettezza Barillari. “Segna in modo brusco, insieme al Don Quixote di Cervantes, l’ingresso nella modernità e l’invenzione della razionalità, dalla quale discende senz’altro l’odierna concezione di tecnologia. Senza Amleto – si spinge oltre il relatore – non ci sarebbe internet oggi”. “The Global Hamlet”, spiega inoltre Bottiglieri “è anche un’evocazione del villaggio globale”, giocando con Hamlet che significa appunto “villaggio” in inglese”, oltre che un’evocazione del Globe Theatre shakespeariano, Teatro come Globo e come mondo, immagine che rispecchia perfettamente l’immaginario shakespeariano secondo cui “tutto il mondo è teatro”. Al progetto, fra l’altro, sarà possibile partecipare anche inviando contributi video, ma anche realizzando rappresentazioni teatrali dell’Amleto in base alla partitura collettivamente composta. “Scuole di teatro, compagnie di giovani attori, potranno cimentarsi con la nostra versione e metterla in scena, e in questo modo creeremo una sorta di paratesto illimitato dell’opera. In un’epoca come quella attuale che è stata giustamente definita di medioevo tecnologico – commenta Barillari – noi aspiriamo a divenire una sorta di monastero, di luogo dove la cultura viene lavorata elevando la qualità dell’opera, non subendo il limite di internet oggi che è quello della grande quantità cui corrisponde poca qualità, ma alzando il livello lavorandoci sopra, editando l’opera di una comunità che si viene man mano facendo, a livello mondiale.”

Un progetto senz’altro ambizioso e di grande respiro. C’è però una fine prevista, un momento in cui tutto questo terminerà e sarà leggibile su carta con un “The end”? La fine dell’opera coinciderà con la sua pubblicazione e i tempi della pubblicazione sono già stati previsti dai coordinatori del progetto, che hanno anzi già in mente due team diversi di editor all’opera sull’Amleto. Il primo team porterà a un’edizione nel 2014, “a 400 anni dalla prima pubblicazione dell’Amleto” racconta Barillari. “Il secondo team lavorerà a una seconda edizione dell’Amleto che uscirà nel 2016, in occasione dei 400 anni dalla morte dell’autore. “I tempi di lavorazione collettiva di ogni edizione saranno all’incirca 8 mesi”, secondo la previsione di Barillari. “Abbiamo messo a punto un software brevettato e molto sofisticato che permetterà di inviare i propri contributi sul sito, che sarà aperto alla community più o meno verso ottobre del 2013”.

“The Global Hamlet” fa parte dei 32 progetti selezionati dalla Commissione del premio Che fare, lanciato da Il Sole 24 ore in collaborazione con la rivista culturale online Doppio Zero, ed è quindi in lizza per il premio da 100mila euro per il progetto vincitore. “Questo è un progetto no-profit”, ha chiosato Barillari, “a differenza di altri che concorrono al premio, tra cui uno,  Artribune, che è finanziato da istituzioni di mercato come “Il gambero Rosso”.

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