“Il futuro dell’editoria medio-piccola è nelle reti d’impresa e nella promozione diretta”, intervista ad Antonio Monaco (AIE) (II)

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"L'editoria medio-piccola deve puntare a una gestione sana, e il bravo editore è quello che è in grado di trovare la propria dimensione economica e strutturale, oltre che in primo luogo la sua ragion d'essere culturale". 

Proseguiamo l’intervista iniziata giorni fa ad Antonio Monaco, presidente del gruppo Piccoli Editori dell’AIE.

Come si legge nella prima parte, secondo Monaco la piccola editoria italiana sta cambiando natura e struttura, anche a causa della crisi economica, ed entro il 2015 perderà il 50% degli addetti – solo nell’ultimo anno ne ha persi più del 20% – “con una tendenza alla scomparsa di quell’arcipelago di case editrici, un bacino molto ampio in Italia, per le quali la pubblicazione di libri è un’attività collaterale, puramente promozionale o semi-volontaria”.

Qual è invece la prospettiva per quelle centinaia di case editrici medio-piccole che realmente fanno impresa, in Italia? “In questo paese il fenomeno della piccola editoria di qualità ha iniziato ad affermarsi negli anni ’90, dunque è relativamente recente”, spiega Monaco. “Negli ultimi 20/25 anni sono stati molti i casi in cui editori medio-piccoli hanno pubblicato bestseller di enorme successo, o collane che hanno in qualche modo cambiato la storia dell’editoria nazionale. Tuttavia, questo non significa aver messo le basi per un salto di qualità, per trasformare una piccola impresa in una grande impresa. Più vendite significa anche molti più costi, di gestione e logistica, di promozione, di comunicazione. La favola del piccolo editore che diventa un magnate dell’editoria è appunto una favola, la realtà ci dice che tutte le case editrici che sono riuscite a fare un salto di qualità – Piemme, Fazi, EDT per fare alcuni esempi – sono passate per acquisizioni e vicissitudini”. L’editoria medio-piccola “deve puntare a trovare una propria dimensione, un equilibrio solido fra progetto d’impresa e gestione economica: in tempi burrascosi e di crollo dei fatturati come questi, l’obiettivo di un’editoria sana e che si voglia realmente indipendente non può che essere questo”.

La parola “indipendente” che spesso e volentieri viene citata come fosse già di per sé statuto di qualità, nelle parole di Monaco assume un altro significato: “essere indipendente, per un editore, vuol dire saper provvedere alla propria gestione economica garantendosi la possibilità di portare avanti il proprio progetto culturale e d’impresa, relazionandosi alla sua comunità di riferimento, sapendo anche gestire eventuali exploit di vendite in modo saggio e non illudendosi di poter crescere all’infinito”. Una considerazione che si basa anche sulle vicende di alcuni editori come Fazi, che dopo grandi exploit di vendite e l’acquisizione da parte del Gruppo GEMS ha infine ripreso, dopo 4 anni, la strada dell’indipendenza. Ma anche sull’esempio di una mosca bianca del mondo editoriale come Newton Compton, casa editrice indipendente che ha saputo appunto trovare la propria dimensione seguendo strategie molto precise di ottimizzazione della bilancia costi-benefici.

Le reti d’impresa, il caso NDA e il nervo scoperto della distribuzioneEppure, le tempeste del mondo editoriale attuale sollecitano per tutti gli editori e specialmente quelli medio-piccoli la necessità di cambiare modo di relazionarsi al proprio lavoro. “Se l’accesso al credito è un problema per qualunque imprenditore in Italia, è pur vero che gli editori medio-piccoli non hanno ancora sfruttato appieno un potenziale dato loro proprio dalle dimensioni ridotte, quello delle reti d’impresa”, spiega Monaco. “Esisterebbero molte possibilità di aggregarsi, fra reti territoriali o di ambito, per mettere insieme risorse e progetti risparmiando sui costi. La normativa sulle aggregazioni d’impresa garantirebbe anche un accesso al credito, di cui il nostro settore si avvale molto meno di altri: la filosofia della cooperazione è poco diffusa fra gli editori italiani, tradizionalmente molto attaccati ciascuno al proprio logo e progetto individuale.” Per Monaco, “le aggregazioni d’impresa sono l’unica strada davvero efficace per rispondere alle attuali concentrazioni editoriali in tema innanzitutto di distribuzione e logistica”, specialmente dopo la joint venture sorta qualche mese fa fra Messaggerie, il colosso dell’editoria italiana, e PDE, sigla del gruppo Feltrinelli, uno dei pochi distributori specializzati nell’editoria medio-piccola. Di queste settimane è, peraltro, la notizia dell’imminente chiusura del distributore NDA Libri, confermata a Bibliocartina dal titolare stesso dell’azienda Massimo Roccaforte – che specifica “non parlerei di fallimento” – a seguito dell’accumularsi di un forte disavanzo economico che ha reso impossibile proseguire l’attività. Monaco si è seduto a un tavolo di trattative fra editori e distributore per aiutare a gestire una situazione molto delicata, specialmente per via del debito contratto nei confronti di editori distribuiti in esclusiva che rischiavano di ritrovarsi, oltre che con importanti crediti non saldati, anche privi di un distributore sul territorio. Grazie ad accordi individuali, gli editori finora legati in esclusiva a NDA – circa 80 – saranno distribuiti da PDE. Mentre il debito sarà sanato “cercando di mettere in campo tutte le iniziative possibili, anche di tipo pubblico”, ha dichiarato Roccaforte, tuttavia senza la certezza che si arrivi a coprire l’intera somma. “Ci sono casi in cui provare a restare a galla”, spiega Monaco, “senza rendersi conto in tempo della situazione e commettendo errori di valutazione può costare molto caro. D’altro canto, questa vicenda dimostra, ce ne fosse ancora bisogno, che è proprio la distribuzione il vero problema dell’editoria indipendente, o meglio: la combinazione che finora c’è stata, e crescentemente nell’ultima stagione, fra distribuzione e promozione. L’editore si è illuso troppo a lungo di poter delegare al distributore il carico di attività promozionale dei libri presso i punti vendita: non è più il tempo. Se gli editori vogliono sopravvivere, devono tornare a occuparsi della promozione in prima persona”.

“Scorporare la rete promozionale dalla distribuzione” – La creazione della maxi-casa di distribuzione PDE/Messaggerie è, in effetti, sotto istruttoria da parte dell’AGCM da fine ottobre scorso, per “possibili effetti unilaterali escludenti nei confronti di tutti gli altri operatori“. E secondo quanto dichiarato da Monaco, “una delle risoluzioni che ci attendiamo dall’istruttoria è che ai distributori sia imposto di scorporare le attività promozionali dei libri, quelle che, per loro stessa natura, configurano un conflitto di interessi se un distributore legato a un gruppo editoriale con decine di imprint si trova a dover promuovere libri di imprese concorrenti”. Proprio sul fronte della promozione, invece, gli editori potrebbero e dovrebbero, secondo Monaco, iniziare a creare le proprie reti di impresa, affidandosi e coltivando i propri professionisti della promozione editoriale. “Se gli editori medio-piccoli iniziassero a vedere negli altri editori una risorsa, invece che un concorrente, concentrerebbero meglio le proprie energie sulla vera concorrenza, che è quella delle grandi holding detentrici di quote spaventose del mercato”, afferma l’editore di Sonda. “Ci sono esperienze pilota che vanno in questo senso, a dire il vero. Progetti di rete fra editori che si occupano delle stesse tematiche – generi editoriali di cui mi auguro che in tempi medio-brevi potremo iniziare a valutare i risultati”.

Leggi qui la prima parte dell’intervista: “Piccola e media editoria, intervista ad Antonio Monaco (AIE): “In corso un terremoto. Entro il 2015 perderemo il 50% degli addetti” (I)

Per leggere tutte le notizie di Bibliocartina dedicate alla Fiera della Piccola e media Editoria clicca qui:Più libri più liberi“.

 

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Commenti (1)

  • Facciamo i conti con Carocci | metagrapho

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    […] qualità di presidente del gruppo Piccoli editori dell’AIE da Bibliocartina il 21 novembre e il 3 dicembre 2014, proprio a ridosso della 13a edizione della Fiera della piccola e media […]

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