I lettori, la legge Levi e le librerie indipendenti: chi ha ragione?

Scritto da Redazione on . Postato in In evidenza, Librai, Librerie, News

Una “lettrice forte” ha espresso ieri a Bibliocartina.it un parere non proprio lusinghiero sulla figura dei librai in questo paese, lasciando un commento in calce alla risposta che Alberto Galla (presidente dell’Associazione Librai Italiani) ha indirizzato ad Aldo Cazzullo, giornalista del Corriere della Sera, in merito alle ragioni della chiusura delle librerie cittadine storiche in Italia, alla crisi del libro, al tipo di interventi da realizzare per sollevare questo settore dalla crisi difficile in cui versa già da diverso tempo. Cazzullo aveva infatti scritto, giorni addietro, un articolo sul suo blog professionale nel quale criticava gli esiti della Legge Levi, la legge che fissa un tetto del 15% agli sconti massimi applicabili nelle librerie.

Alberto Galla ha risposto a Cazzullo, con una lunga e articolata lettera (vedi link sopra). Ne riportiamo qui solo un passaggio: “La legge Levi, quella che regolamenta gli sconti sul prezzo dei libri, non solo non è stata dannosa, ma anzi ha sicuramente garantito a molte librerie indipendenti la sopravvivenza, ponendo freno ad una deregulation che rischiava, questa sì, di condannarle a morte certa e veloce”.
Ma tono e contenuti delle parole di Galla non sono piaciuti a Fernanda, la nostra lettrice, che ha scritto:

“Ma è possibile che noi poveri lettori e compratori non abbiamo mai nessuno che ci difende? Tutti pensano ai loro interessi e alle loro tasche ma le nostre? Dobbiamo essere considerati soltanto delle mucche da mungere e nulla più? Sono veramente stanca di sentire piagnistei dei poveri librai che si disperano perché la gente non si precipita a comprare libri a prezzo pieno solo per fare un favore a loro. Io sono una cosiddetta lettrice “forte”, una che legge più di un libro al mese e ne compra altrettanti. Sono una di quelle persone che hanno costantemente in casa almeno trenta libri che non hanno ancora letto e continuano a comprarne. E non compro libri a prezzo pieno! Mai! Per nessun motivo! Naturalmente questo significa che nelle librerie ci entro solo per guardare ma mi guardo bene dal chiedere consigli. Tutte le volte che qualcuno ha provato a darmene ha ottenuto solo di irritarmi.
Io seguo le uscite dei libri, leggo recensioni e commenti, valuto attentamente se un libro mi interessa sul serio oppure no. Su questo e solo su questo si basano le mie scelte.
Per me la Legge Levi è stata una dichiarazione di guerra dei librai nei confronti delle persone come me. Di conseguenza i miei soldi, i signori librai, non li vedranno nemmeno dipinti.

La legge Levi è dunque una “dichiarazione di guerra” secondo Fernanda, una lettrice forte che acquista e legge circa 30 libri l’anno (più della metà degli italiani non ne legge neanche uno). Come reagiscono i librai a un parere tanto netto? Abbiamo chiesto di nuovo ad Alberto Galla di commentare l’opinione della nostra lettrice. Ecco la risposta che ci ha inviato: 

“Cercherò di spiegarmi ancora una volta.

1) I lettori francesi sono più stupidi di quelli italiani, visto che da vent’anni vige una legge che impedisce qualsiasi sconto superiore al 5%?

2) La lettrice conferma che in Italia può agevolmente comprare i libri con sconti, perché la legge garantisce le campagne promozionali e in più il “limite” consentito dalla legge è del 15%!

3) Spiace che la lettrice entri in libreria “solo per guardare”: quando le librerie che oggi le consentono di girare a curiosare non ci saranno più come si sentirà? Secondo lei un paese pieno di librerie tutte uguali e tutte con gli stessi libri è migliore di un paese con una grande varietà di librerie, con proposte differenziate?

4) Non si è mai chiesta perché molti libri in Italia abbiano un prezzo di copertina spesso esagerato? Non crede che se invece di sconti fittizi potessimo avere dei veri prezzi non potrebbe soddisfare in ogni momento i suoi bisogni di lettura ad un costo equo anche senza sconti? (Esempio dell’ultimo romanzo di Ken Follett: prezzo di copertina €25,00, sconto 25%, netto 18,75. E se il suo prezzo di copertina fosse SEMPRE 18,50 non sarebbe più conveniente per tutti?)

5) Spiace vedere che le nostre ragioni vengono prese per piagnistei: spesso entrano nelle nostre librerie anche lettori forti che amano il contatto e il dialogo, anche dialettico, con i propri librai, e questo è uno dei principali motivi che ci fa andare avanti pur tra mille difficoltà.”

Chi ha ragione tra la nostra lettrice, che probabilmente dà voce al pensiero di tanti lettori, e Alberto Galla che parla a nome di tanti librai? Non c’è modo di far convergere i due punti di vista in uno sguardo comune?

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Commenti (17)

    • Samuela

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      Mi piacerebbe rispondere a questo “simpaticissimo” signor Alberto Galla.
      Come Fernanda sono anche io una lettrice forte come minimo, e sottolineo minimo, al mese leggo almeno 3 libri in vacanza ne leggo molti di più.
      Fino a quando amazon faceva sconti anche del 30% compravo anche 10 libri ogni due mesi! Perchè potevo permettermi una spesa del genere, ora da quando è stata approvata questa “geniale” legge se ne compro uno o due ogni due mesi si può definire un miracolo .
      Tornando invece alle dichiarazioni di questo signore:

      1) I lettori francesi sono più stupidi di quelli italiani, visto che da vent’anni vige una legge che impedisce qualsiasi sconto superiore al 5%?

      No, però se il signore va a confrontare un libro straniero (ad esempio di lingua inglese), tradotto in francese, con stesso numero di pagine di quello italiano troverà che il prezzo di quello italia è il DOPPIO rispetto a quello francese, quindi a me può anche stare bene che ci sia uno sconto non superiore ai 5% se il prezzo di copertina è giusto e non ci ricamino sopra, tralasciando che certe traduzione sembrano fatte con il traduttore di google! Un piccolo appunto prima pagavo dei libri a 7000 lire ora se li pago 7 euro ( circa 13553 lire) lo considero un miracolo!!

      3) Spiace che la lettrice entri in libreria “solo per guardare”: quando le librerie che oggi le consentono di girare a curiosare non ci saranno più come si sentirà? Secondo lei un paese pieno di librerie tutte uguali e tutte con gli stessi libri è migliore di un paese con una grande varietà di librerie, con proposte differenziate?

      Anche io entro in libreria solo per guardare… perchè? Semplice perchè le due librerie che ho più vicino non fanno sconti! Quindi o prendo da internet i libri o mi adatto a leggerli su ebook, che anche qui… non devono stampare, non devono fare la copertina eppure costano quasi quanto un libro cartaceo…

      4) Non si è mai chiesta perché molti libri in Italia abbiano un prezzo di copertina spesso esagerato? Non crede che se invece di sconti fittizi potessimo avere dei veri prezzi non potrebbe soddisfare in ogni momento i suoi bisogni di lettura ad un costo equo anche senza sconti? (Esempio dell’ultimo romanzo di Ken Follett: prezzo di copertina €25,00, sconto 25%, netto 18,75. E se il suo prezzo di copertina fosse SEMPRE 18,50 non sarebbe più conveniente per tutti?)

      Ma per favore…ce lo hanno perchè quando è subentrato l’euro tutti hanno pensato di togliere i 3 zeri dopo il primo numero, e nessuno ha controllato. Hanno voluto fare l’arraffa arraffa e ora che di soldi ce ne sono pochi piangono miseria… Tralasciando il fatto che fino a prova contraria se Amazon si poteva permettere sconti del 30% e non andare in perdita era perchè chi vendeva i libri ad amazon faceva sconti superiori, quindi il guadagno Amazon lo aveva… Avrebbero dovuto regolamentare il passaggio tra chi vende libri alle librerie, invece di penalizzare i lettori!

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  • Paolo Nisticò

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    Leggo con (relativo) interesse i commenti della Sig.ra Fernanda che da lettrice forte\consumatrice guarda unicamente al prezzo da pagare alla cassa della libreria e nient’altro!

    Come non si riesca a capire che sul prezzo (imposto) dei libri in Italia si usi (da anni) la leva dello sconto in maniera devastante e indiscriminata per permettere a GDO, catene ed internet di appropriarsi di un mercato è una cosa che veramente mi sfugge! (sopratutto a chi, leggendo così tanto, dovrebbe avere sviluppato una percezione delle cose per quello che sono… un libro a 25 euro scontato da subito al 25% è una chiara presa in giro, ma a molti piace credere alle favole).

    Come non si riesca a capire che la legge Levi sia stata approvata tra mille difficoltà solo quando i Big dell’editoria italiana si sono convinti spaventati dal Amazon con i suoi supersconti è un altro mistero.

    Il discorso a mio avviso sarà presto un altro, o si sceglie che il commercio di quartiere\vicinato possa esistere o tra pochissimo per sostanzialmente qualsiasi cosa esisterà solo internet e centri commerciali!
    Vorrei proprio vedere come saranno le nostre città (ricchissime di anziani) senza una vetrina, un negozio e, mettiamocela pure, una libreria.

    In paesi civili come Germania e Francia da tanti anni hanno deciso che il commercio dei libri possa e debba essere il più differente possibile per permettere al cittadino di formarsi la propria cultura e le proprie convinzioni in maniera libera e non controllata\veicolata… ma quelli sono paesi di una civiltà superiore alla nostra!

    Del resto un ministro di questo paese ha detto che con la cultura non si campa… aveva ragione!

    Paolo

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  • massimo

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    Non importa quanto costa il prodotto, ma quanto è forte lo sconto. Le stronzate alla Follett o Murakami dimostrano quanto VI abbiano rincoglioniti. Frase tipo dell’italiano medio: ” Quanto costa? non lo so, ma c’è il 40!” Tempo addietro uno è entrato in libreria e mi ha chiesto un classico. Ho quest’edizione, costa 6 euro. E questa edizione che costa 10 ma ha il 30 per cento di sconto. Quale desidera? “Mi dia quella con lo sconto!” io mi diverto con questi esperimenti. Il gonzo lo devi punire, SEMPRE.

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  • Alice

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    Che tristezza mi ha messo il pensiero di questa signora! Per fortuna che la maggior parte dei lettori forti non la pensa così! Ma che librai ha incontrato, poi? E come può parlarne così quando i librai indipendenti hanno il margine del 30% su un libro che è quello che lei vorrebbe tenersi tutto come sconto, e con quel piccolo margine invece mettono così spesso come valore aggiunto passione e competenze, pagano affitti e utenze di quei luoghi, le librerie reali, in cui ogni vero lettore ama entrare (e non riesco a pensare a un mondo senza, dove hanno chiuso e di può comprare solo di internet), e spesso sono anche gli animatori culturali della loro città organizzando presentazioni ed eventi, per lo più tutto questo con stipendi miseri, ma dove li ha visti i librai indipendenti arricchiti? Che tristezza. Che tristezza. Posso solo pensare che non sa quel che dice.

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  • Fernanda

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    Noto che in questi paraggi navigano raffinati filantropi dediti al disprezzo del vile denaro e di chi osa pretendere il diritto di risparmiarlo, e che vivono nella convinzione di compiere un dovere civico elargendo i loro soldi ai librai.
    Bene. Buon pro gli faccia.
    Non mi rattrista né mi sorprende scoprire che queste paladini della cultura, appena trovano qualcuno che osa non condividere la loro elevatezza di pensiero, si lasciano andare ad offese più o meno velate mettendo in dubbio le capacità intellettive dell’interlocutore.
    Complimenti alla cultura e alla filantropia.
    Si tranquillizzino pure questi signori, terrorizzati dall’idea che qualcuno possa confonderli con la vile plebaglia di cui faccio parte. Non c’è nulla che mi accomuni a loro tranne l’appartenenza alla specie umana, sempre che questo non li offenda. Forse viviamo sullo stesso pianeta ma non ci sfioriamo nemmeno. Non frequento torri dorate e il loro mondo non mi appartiene.
    Per ciò che riguarda la necessità di chiedere consiglio ai librai, nemmeno quella mi appartiene. Mi dispiace per loro ma ho abbastanza passione e capacità di informarmi da poter scegliere da sola le mie letture.
    In quanto ai gonzi che non guardano nemmeno il prezzo del libro ma solo l’entità dello sconto non dubito che esistano ma l’avermi relegata in quella categoria dimostra la rozzezza umana e intellettuale di chi ha espresso quel giudizio.
    Mi servirà da monito per continuare a non frequentare le librerie…e i librai.
    Anch’io ho sperimentato qualcuno dei loro giochetti. Una volta mi è capitato di presentarmi alla cassa di una libreria con un libro su cui era stato applicato il bollino “sconto 15%” e sentirmi dire che lo sconto “era compreso nel prezzo copertina”. Ma quella volta il giochetto non è riuscito. Appena gli detto “Allora non lo compro” il libraio si è improvvisamente “ricordato” che forse si stava sbagliando.
    Libreria che vai, libraio che trovi…

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  • Redazione

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    Senz’altro Fernanda ci sono librai disonesti. Ma di che ci stupiamo? Viviamo in un paese in cui la disonestà è un valore e l’onestà una fregatura. Crediamo che quello che vari commenti volessero sottolineare è che non è detto che “sconto” significhi prezzo inferiore del libro. La legge Levi sul prezzo del libro, citiamo dati e non opinioni, ha già prodotto un abbassamento dei prezzi di copertina dei libri in quest’ultimo anno. Un abbassamento graduale, non un effetto 3×2, che però va nella direzione di risanare il mercato, oggi drogato da questo tipo di offerte o dai mezzi che può mettere in campo un gigante come Amazon per divorarne fette intere. Noi comunque la ringraziamo molto perché il suo commento ha permesso di aprire un dibattito senz’altro interessante e stimolante. Buona giornata e, di certo… buoni libri!

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  • Paolo Nisticò

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    Cara Redazione,
    le ragioni della signora sono state esposte, si è cercato di descriverle quella che è la situazione del mercato del libro in italia, dell’importanza e del ruolo sociale delle librerie… non gliene importa assolutamente nulla, direi che è possibile chiudere qui questa discussione e questo post!

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    • Redazione

      |

      Grazie caro Paolo. In realtà chiunque abbia ancora qualcosa da dire, può farlo tranquillamente, così come, ovvio, può tranquillamente passare ad altri argomenti. Crediamo che questi siano temi su cui a dire il vero non si finirà mai di discutere. Purché non si diventi volgari oppure offensivi verso nessuno, anche i toni molto aspri sono ammessi. E forse possono fare anche bene, meglio una sana discussione aspra che l’ipocrisia, non crede? Noi la pensiamo così ;-)

      Rispondi

      • Paolo Nisticò

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        Riformulo:

        posto che – a mio modestissimo avviso – una discussione in cui le inamovibili premessa\corpo\conclusione siano “io non compro in libreria e non sopporto i librai” sia una nondiscussione (scusate la tautologia), evito l’ipocrisia e, non ritenendola utile, lascio perdere.

        La critica è utile, l’invettiva non lo è mai!

        saluti

        p.

        Rispondi

        • Redazione

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          Siamo d’accordissimo, caro Paolo! Ha ragione. Critica sì, invettiva no. Speriamo che questa discussione dia qualche frutto, anche se magari non subito… Un saluto dalla Redazione

          Rispondi

  • Fernanda

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    Ringrazio la Redazione per la cortesia ed entrerò nel merito della questione che mi è stata posta.
    Mi chiedo quali siano gli editori sui quali dovremmo contare per veder abbassare i prezzi dei libri.
    Forse gli stessi che, nel momento in cui la Newton Compton ha messo sul mercato libri in edizione non economica a prezzi modici ( con ottimi risultati di vendita), invece di precipitarsi a fare altrettanto, si sono stracciati le vesti gridando alla concorrenza sleale?
    Proprio il Presidente Galla ha citato come esempio di sconto fittizio l’ultimo libro di Ken Follett, ebbene chi ha pubblicato quel libro?
    La più grande casa editrice italiana!
    La quale, a quanto sembra, invece di dare l’esempio, non ha intenzione di rinunciare a questo tipo di giochetti.
    Alla luce di tutto questo la conclusione è scoraggiante: prima che questi signori arrivino a capire che, per riuscire a vendere libri, bisogna abbassare i prezzi temo che farò in tempo a morire di vecchiaia.
    Vorrei anche dire due parole riguardo alla funzione sociale di chi crea “occasioni di cultura” come presentazioni di libri, reading letterari, dibattiti con autori, ecc.
    Tutte iniziative lodevolissime ma che rappresentano un serpente che si morde la coda senza mai arrivare da nessuna parte.
    In queste occasioni l’atmosfera è sempre la stessa: ci si ritrova di solito in pochi, tra persone con un’età media piuttosto alta. Ci si guarda l’un l’altro orgogliosamente, con la fierezza di chi sta pensando ” Siamo pochi ma siamo i MIGLIORI, NOI siamo
    quelli che danno importanza alla Cultura”.
    Lo stesso atteggiamento che ho ritrovato nell’ambito di questo dibattito.
    Un atteggiamento del tutto sterile, segno di una cultura che nutre sé stessa ma che non semina e non raccoglie. Tutto ciò che produce è la “cultura dell’élite”, del circolo chiuso di cui fanno parte solo eletti.
    Dubito fortemente che queste persone, sempre pronte a guardare dall’alto in basso chi, invece di preoccuparsi soltanto di nutrire il proprio spirito, si preoccupa anche delle bollette da pagare e della spesa da fare siano le più adatte a fare in modo che la Cultura si apra verso l’esterno invece di rinchiudersi in ghetto.

    Rispondi

    • Angela

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      E allora perchè, Fernanda, prendersela con i librai che non decidono nulla del prezzo del libro?? Possiamo discutere sulla loro competenza e prepararazione, ma non senso prendersela con loro come se fossero gli assassini della diffusione della lettura!

      Rispondi

  • Paolo Nisticò

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    Perfettamente d’accordo con le ultime annotazioni sul mercato del libro in italia.

    Una delle poche case editrici che in questo paese sgangherato hanno colto lo spirito della legge Levi è stata per l’appunto la C.E. Newton Compton che con i suoi libri nuovi ad euri 9,90 è spesso presente nelle classifiche di vendita dell’ultimo anno ed il cui atteggiamento ha spinto anche altri gruppi editoriali a seguirne l’esempio (Piemme, Rizzoli, ecc.).

    In Italia, in un mercato senza regole, col prezzo di copertina imposto dagli stessi editori, la concentrazione nelle mani di 4/5 soggetti di editoria\distribuzione\catene di librerie ha di fatto condizionato (ed ancora condiziona) il mercato!

    Si è pensato (negli anni scorsi e tutt’oggi) di smuovere il fatturato dando i libri in pasto prima alla GDO e poi ad internet che, per poter ragionevolmente attrarre la clientela ovviando alla mancanza di professionalità e\o di fisicità, hanno di fatto usato unicamente la leva dello sconto condizionando la formazione del prezzo stesso! (causando come sotto-prodotto l’illusione che le librerie indipendenti abbiano chissà quali utili a fronte del supermercato che invece incentivi la lettura con i sistematici super sconti)

    Leggiamo ogni giorno del disastro economico che il (finto) liberismo all’italiana ha prodotto in questi anni in ogni settore. In realtà il mercato ha bisogno di regole vieppiù nel settore dell’editoria\dei libri, della formazione della cultura, delle opinioni e delle coscienze.
    Paesi civili hanno imposto regole ferree sul commercio dei libri (sconto massimo 5% in francia, zero % in germania, divieti sulla concentrazione ecc. ecc.), in Italia, dove assistiamo anno dopo anno ad un impoverimento culturale più che allarmante, nulla di tutto questo è stato voluto in nome del mercato… poi, arrivato Amazon, i grandi gruppi editoriali hanno acconsentito – per paura e puro calcolo – alla pezza a colore della scarsa e brutta legge Levi.

    Le colpe dei Librai … come per le responsabilità penali, sono personali!
    (anche se la “sindrome di dio” spesso è caratteristica di questo mestiere :) )

    Si può fare sempre di più e meglio come in ogni settore.

    In Italia sono rimaste 500 librerie indipendenti, non apre più nessuno che non sia un franchising (ed anche quelli languono), quando anche l’ultima libreria avrà chiuso il mercato italiano sarà in mano a 5 persone.

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  • Redazione

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    E pace fu!! Si può dire ;-)))) ?? Scherzi a parte siamo davvero contenti che la discussione abbia trovato punti d’accordo. Perché siamo convinti, ed è proprio per questo che è nata Bibliocartina, che molto spesso i pezzetti di questo grande mosaico che è il mondo dei libri non s’incastrano bene perché fra loro si parlano troppo poco, e si conoscono quindi troppo poco. Il ruolo che abbiamo scelto di coprire noi (lo trovate qui https://www.bibliocartina.it/il-progetto/), è esattamente questo: far sapere a ognuno che cosa fa l’altro, e provare a comporre un disegno d’assieme. Grazie a tutti per questa discussione, quindi :-)

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