USA: cartello ebook, il giudice approva l’accordo con gli editori ma scatena polemiche. “L’accordo favorisce Amazon”, proprio all’indomani della presentazione del Kindle Fire.

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L’accordo di rimborso ai consumatori per un valore di 69 milioni di dollari, sottoscritto dagli editori Hachette Book Group, HarperCollins e Simon & Schuster negli Stati Uniti in merito all’indagine antitrust del Dipartimento di Giustizia USA sui prezzi degli ebook  è stato approvato ieri da un giudice federale. L’indagine, com’è noto, verteva su una violazione delle leggi sulla concorrenza da parte di Apple e cinque gruppi editoriali operativi in USA (un’indagine simile. per lo stesso tipo di accordo commerciale ritenuto illecito, è tuttora in corso anche in Europa). Come riportano i principali quotidiani americani la decisione di Denise Cote, giudice del tribunale distrettuale di Manhattan, stabilisce che i tre editori  mettano fine a qualunque accordo commerciale in essere con Apple sul prezzo degli ebook, e a qualsiasi accordo con i rivenditori di ebook che limiti la possibilità del rivenditore di applicare sconti sul prezzo del libro, e che debbano inoltre porre fine a clausole di favore in base alle quali si stabilisce che ad altri rivenditori non sarà consentito vendere gli stessi ebook a un prezzo inferiore. Tali decisioni saranno valide per un periodo di due anni.

La decisione del giudice ha scatenato i malumori non soltanto di Apple, che sperava in una risoluzione più lenta della controversia – Apple e gli altri due editori accusati di cartello, Penguin Group e MacMillan, non hanno sottoscritto accordi e si confronteranno dunque in processo con il Dipartimento di Giustizia americano; la data è il 3 giugno prossimo, dunque fino a quel giorno l’accordo commerciale con Penguin e MacMillan rimarrà in essere – ma anche i principali rappresentanti delle librerie indipendenti americane. Il marchio Barnes & Noble e l’American Booksellers Association hanno immediatamente presentato una protesta contro la decisione, vedono infatti, nel divieto assoluto fatto agli editori di fissare anche in parte il prezzo del libro, un enorme favore al colosso delle vendite di ebook online Amazon, una realtà commerciale tanto enorme da poter praticare sconti sul libro impensabili per la concorrenza. Molti commentatori hanno fra l’altro visto una curiosa coincidenza fra la decisione del giudice e il lancio, giovedì scorso, dei nuovi tablet di Amazon Kindle Fire, considerati da molti una seria minaccia all’egemonia dell’iPad sul mercato delle tavolette elettroniche.

Negli Stati Uniti le librerie indipendenti possiedono una fetta di mercato degli ebook non esigua, visto che Barnes&Noble detiene circa il 25% del mercato e l’American Booksellers Association ha da poco firmato un vantaggioso accordo con Kobo per la vendita di ebook. Gli sconti sono tuttavia una pratica commerciale che solo un megastore online generalista come Amazon può permettersi, essendo un colosso unico che non ha bisogno di curare la salute di ogni singolo venditore o socio indipendente, e può permettersi di applicare pesanti sconti su un prodotto come leva di marketing per promuovere l’acquisto di un altro. E molti ritengono che proprio questo avverrà a breve, con il Kindle Fire.

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Mantova, al Festivaletteratura anche i Translation Slam. Daniele Petruccioli: “Quest’anno si presta più attenzione ai traduttori”.

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Il cruccio dei traduttori letterari, si sa, è quello di essere quell’anello invisibile della catena del libro, quella famosa vite che se la togli casca tutto, eppure è così piccola e nevralgica che non si vede, e puntualmente ci se ne dimentica. Bibliocartina.it ha intervistato oggi Daniele Petruccioli, traduttore letterario per importanti case editrici indipendenti italiane (Marcos y Marcos, Voland fra le altre), e a Mantova inviato speciale in qualità di moderatore dei Translation Slam, sorta di gare in cui due traduttori si confrontano su come hanno reso la versione italiana di un testo, lasciando all’applauso del pubblico il potere di decretare un vincitore. “I Translation Slam sono parenti dei nobili Poetry Slam, gare in cui ci si sfida nella recitazione di poesie”, ci ha raccontato Petruccioli, “e sono stati trasposti per la prima volta alla traduzione letteraria nel 1999 in Canada, in occasione del Blue Metropolis Montreal International Literary Festival. Successivamente sono stati replicati con grande successo anche a New York, Londra e altre città, e qui a Mantova questa del 2012 è la seconda edizione che si tiene, dopo quella dell’anno scorso.” L’idea di trasferire anche a Mantova i Translation Slam è stata di Laura Cangemi, riconosciuta traduttrice letteraria dall’inglese e dallo svedese nonché mantovana e organizzatrice storica del Festivaletteratura. L’anno scorso le lingue interessate alla competizione erano lo svedese e l’inglese australiano, quest’anno si è invece replicato  con lo spagnolo dell’autore Pablo D’Ors, e l’inglese americano dello scrittore per bambini Louis Sachar. A competere sono stai chiamati ieri 6 settembre Ileana M. Pop e Marco Stracquadaini, traduttori dei testi di D’Ors in italiano, e  per Louis Sachar la stessa Cangemi e Flora Bonetti, le due professioniste che lo hanno finora trasposto in italiano (lo Slam è in corso mentre scriviamo). Sponsor dei due eventi il sindacato dei traduttori editoriali Strade, per quello odierno, e ieri Insieme Salute,  mutua sanitaria che ha avviato un servizio di tutela anche per traduttori e scrittori, dedicato alla traduttrice Elisabetta Sandri scomparsa qualche tempo fa.

In che cosa consiste dunque, con precisione, lo Slam? “Ai traduttori viene dato, circa 10 giorni prima, un testo inedito dell’autore, che dovranno tradurre. Il giorno dello slam si sale sul palco e ci si confronta con la traduzione. In qualità di moderatore”, spiega Petruccioli, “sono stato l’unico che ha avuto la possibilità di leggere entrambe le traduzioni, mentre i due concorrenti arrivano alla gara senza conoscere la versione dell’altro. A quel punto, inizia la lettura e la conversazione delle due versioni. Nel caso di Pablo D’Ors, ieri, il brano in gara era il frammento del libro che sta attualmente terminando di scrivere, mentre per quanto riguarda Sachar, il testo è un racconto che gli è stato rifiutato da un editore americano perché considerato troppo truculento per essere adatto ai bambini. Sachar ha dunque scelto di metterlo a disposizione nostra. 

Lo slam di ieri”, prosegue Petruccioli, “ha potuto godere della buona conoscenza dell’italiano da parte di D’Ors, che ha interagito costantemente con i due traduttori e con il moderatore, rivelando  che l’ascolto delle versioni tradotte del suo testo gli era servito  per capire meglio ciò che lui stesso aveva scritto ma in modo istintivo e poco ragionato”. Proprio quello è d’altra parte uno dei compiti più ardui del traduttore, il dovere di meditare a lungo su ciò che spesso dall’autore è stato scritto frettolosamente, o per pura ispirazione momentanea, o pensando a qualcosa di diverso da ciò che apparentemente sembra. Al termine della tenzone”, continua il moderatore, “tutto si è concluso con un festoso applauso, senza decretare alcun vincitore. Come si può d’altra parte, voler scegliere tra due versioni tanto diverse? In ognuna, come spesso accade a riprova di quanto poco lineare sia l’arte del tradurre, ci sono soluzioni che nell’altra mancano, e viceversa. Il bello e il difficile del moderare un evento del genere è anche stimolare i traduttori al protagonismo, a voler spiegare il meglio possibile scelte e soluzioni, coinvolgendo anche il pubblico che ho trovato incredibilmente attento.”

A proposito di pubblico, chiediamo: come sono stati accolti finora gli Slam in termini di presenze, e in generale la presenza della letteratura tradotta al Festival? “Sono molto soddisfatto perché ieri abbiamo registrato il sold-out, coinvolgendo nella chiesa sconsacrata in cui si è tenuto l’evento giovani dai 27 ai 97 anni, persone che non davano l’idea di essere ‘del mestiere’ ma puri appassionati della letteratura. E anche i giornali locali hanno dedicato attenzione al nostro evento. Complessivamente, girando per Mantova ci si accorge facilmente di quanto i traduttori, e d’altro canto gli interpreti per gli autori stranieri che in alcuni casi coincidono con i traduttori che li hanno dati a conoscere, siano ovunque e siano un nervo indispensabile di questo Festival, ma quest’anno la loro visibilità è crescente, rispetto ad altri anni e ad altri eventi. Ad esempio, nel dibattito che ieri sera Patrizio Roversi ha animato sul libro di Miriam Toews “Mi chiamo Irma Voth” di Marcos y Marcos, (tradotto da Daniele Benati) l’interprete Marina Astrologo è stata protagonista a tutti gli effetti del dibattito, spesso tirata in ballo dall’autrice e dal presentatore. In altri anni e in altri eventi, ricordo ad esempio Il Salone del Libro di Torino di qualche anno fa, si era soliti utilizzare i traduttori come specie di robot automatici da interpretazione”.

Intervista a Romano Montroni – Parte II: “Il mestiere del libraio è tutt’altro che finito, finché si vorranno vendere libri non si potrà mai fare a meno di librai capaci”

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Pubblichiamo la seconda parte dell’intervista a Romano Montroni autore di “I libri ti cambiano la vita” per Longanesi Editore, dopo la prima parte già pubblicata stamattina, che verteva innanzitutto sul libro presentato questa mattina anche al Festivaletteratura di Mantova. Oltre al Montroni autore del libro, abbiamo infatti interrogato anche il Montroni libraio, da più di 10 anni fra l’altro docente anche della Scuola per Librai Umberto ed Elisabetta Mauri dal 2006 consulente per le Librerie Coop, catena di librerie legata al gruppo della grande distribuzione, presente al momento soprattutto nel Nord Italia.

C’eravamo lasciati con un interrogativo. Come fare per instillare nei non-lettori, così numerosi in Italia,  il gusto della lettura? Montroni ha le idee chiare sul tema. “L’abitudine, il gusto, il bisogno di leggere si acquisiscono da bambini, è la scuola il primo e fondamentale veicolo di amore per la lettura. Quella che occorre è una vera e propria didattica per il riconoscimento del valore dei libri, eppure chiediamoci: quante sono in Italia le biblioteche scolastiche in uso? Se non c’è una biblioteca funzionante neanche al Liceo Galvani di Bologna, che è uno dei licei più storici d’Italia dove ha studiato addirittura Giosué Carducci, che cosa dobbiamo immaginare che avvenga nel resto delle scuole italiane?” Non va meglio nelle famiglie, d’altra parte: “i bambini e i ragazzi hanno bisogno di crescere tra i libri, una casa senza librerie è una casa senza stimoli per un bambino.

La crisi dei lettori e della lettura in Italia si intreccia inevitabilmente a quella dell’editoria, eppure Montroni non condivide il pessimismo vigente sul destino segnato dei rumori del libro. Anche a lui infatti abbiamo chiesto se è vero che il mestiere del libraio sia destinato a scomparire, ma la risposta netta è “no, affatto. Al contrario, le vicende anche recenti del mercato librario ci hanno insegnato che il mestiere del libraio, checché si faccia leva oggi sulla tecnologia, è insostituibile e lo sarà sempre, fin quando si vorranno vendere libri.” Montroni cita il caso della catena di megastore britannica Waterstones, proprietaria in Gran Bretagna e in Europa di circa 320 punti vendita per un totale di 4.500 dipendenti. “Waterstones fallì quando fu acquisita da persone che trattavano i libri esattamente come un prodotto qualunque”, racconta l’autore bolognese, “e viceversa ha iniziato a riscattarsi in poco tempo da quando il magnate russo che l’ha acquisita – il miliardario Alexander Mamut, ricco investitore nell’industria dei media internazionale – ne ha affidato la direzione a un libraio indipendente specializzato, che a Londra era titolare di 6 librerie indipendenti. James Daunt”, questo il nome del libraio, “ha puntato su quattro elementi fondamentali”, spiega Montroni: “in primo luogo, la formazione dei librai, una formazione permanente. Un libraio non andrebbe mai confuso con un commesso d’abbigliamento, un libraio è un artigiano che confeziona i suoi negozi con un lavoro più simile a quello di un sarto, o se volete di un salumaio d’altri tempi, che non certo a quello di un addetto cassa.”

In secondo luogo, alla base del riscatto di Waterstones, azienda che Montroni considera un ‘case study‘ da manuale per il mercato librario, c’è stato “il ricambio dell’intera classe dirigente alla ricerca di una maggiore competenza professionale. In terzo luogo, la cura dell’assortimento: nessun punto vendita è uguale a un altro, in base alla città o al quartiere in cui si trova l’offerta di libri cambia, ed è giusto che sia così. Le librerie tutte uguali non funzionano. In quarto luogo infine, il libraio nei loro punti vendita è un suggeritore – qui il discorso si riallaccia dunque all’intervista pubblicata stamattina – che niente meno, scrive su dei bigliettini a mano i suggerimenti sui libri da leggere.”

Il caso Waterstones spiega, per Montroni, che non c’è affatto contraddizione tra un approccio “artigianale” al libro e alla vendita dei libri e cifre e volumi di vendita da colossi economici.  “Tutt’altro, solo lo spirito imprenditoriale e l’intraprendenza creativa oggi possono salvare le librerie. I librai indipendenti generalisti che si accontentano di lasciare i libri in vendita in modo passivo, quelli sì hanno fatto il loro tempo. Bisogna imparare a usufruire delle innovazioni anche tecnologiche che sono emerse in questi anni – e che ad esempio permettono a un  libraio di avere sott’occhio l’assortimento in modo ben più rapido e preciso di un tempo – senza rinunciare allo spirito originario del mestiere.

Questo approccio è lo stesso, dice Montroni, “che utilizziamo nelle Librerie Coop per cui da qualche anno sono consulente. Formazione permanente, non meno di una volta al mese, assortimento personalizzato, e valorizzazione della forza vendita. Guai a chiamarli commessi: sono librai, professionisti a tutti gli effetti. E i numeri ci danno ragione: se il settore scende di non meno del 10%, nell’ultimo periodo presso le Librerie Coop le vendite sono aumentate del 3%.”

Considerazioni, quelle di Montroni, per tanti versi affini a quelle di Marino Buzzi e Rosa Addeo già pubblicate nei giorni scorsi, ma con una sfumatura di ottimismo e di fiducia in più nel futuro del loro mestiere. Ad ascoltarlo non sembra né grigia, né nera, né rossa.

Intervista in anteprima a Romano Montroni, il libraio d’Italia. Oggi a Mantova presenta “I libri ti cambiano la vita”. Parte I

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Più di 50 anni trascorsi lavorando tra i libri, eppure conserva ancora lo stesso entusiasmo di un iniziatore Romano Montroni, libraio, formatore, consulente e autore per Longanesi del volume I libri ti cambiano la vita, che oggi sarà presentato a Mantova al Festivaletteratura; l’autore ha voluto parlarcene in anteprima su Bibliocartina.it, nel corso di una lunga e istruttiva chiacchierata telefonica. Pubblicheremo l’intervista in due parti, la prima dedicata al libro questa mattina, la seconda, dedicata invece al mestiere del libraio e al futuro dei libri secondo Montroni, oggi pomeriggio, 

“I libri ti cambiano la vita” – stamattina alle 12.00 Montroni ne discuterà con Stefano Salis, responsabile del supplemento Domenica de Il sole 24 ore, e con il conduttore televisivo bolognese Patrizio Roversi – è un classico libro sui libri. Un’intervista a 100 scrittori contemporanei, tra cui gli stessi Salis e Roversi, sui libri che sono stati, appunto, importanti per la loro formazione. Fra i tanti autori intervistati troviamo Corrado Augias, Serena Dandini, Vito Mancuso, Renata Colorni, Stefano Benni, personaggi noti, in misura certo differente, tanto al pubblico frequentatore delle librerie quanto a quello più avvezzo agli schermi televisivi.

Perché un libro del genere? “Questo libro si basa su un principio molto semplice però essenziale per il mestiere del libraio”, risponde Montroni, “ovvero il principio del suggerimento: con questo volume è come se avessi raccolto una enorme rubrica di suggerimenti da parte di chi scrive verso chi ama leggere, e tanto è vero che ultimamente anche sui quotidiani sono iniziate a fioccare le rubriche dei suggerimenti di lettura da parte degli scrittori! Ho scelto di comporre questo libro perché chi sta in libreria sa che i suggerimenti di lettura degli autori sono uno dei migliori conduttori di interesse verso un libro, e come libraio, sono uno che ama consigliare”. Il libraio dunque è uno che ama consigliare: sono parole molto affini a quelle che negli ultimi giorni abbiamo sentito pronunciare anche a Rita Addeo della Libreria Croci di Varese e a Marino Buzzi, intervistati entrambi da Bibliocartina. Un tratto comune, dunque, anche fra generazioni differenti di librai, e fra librai di genere ed esperienza diversi. 

Ma consigliare chi? Chiediamo: questo è un libro per lettori forti, o per convincere i non-lettori del fatto che i libri ti cambiano la vita? Perché nel secondo caso, non sarebbe stato meglio, per convincere ad entrare in libreria, mettere Totti o Maria De Filippi in un cartellone con i consigli di lettura, invece che puntare su personaggi noti ma non amatissimi? “Lei ha ragione sul fatto che ci sono personaggi televisivi che di primo acchito, per alcune fasce di popolazione, possono rappresentare un’attrattiva maggiore. Ma quello che ci interessava era soprattutto far conoscere al grande pubblico anche televisivo come avvengono, nella vita delle persone, incontri con libri che cambiano per sempre il corso della nostra esistenza, e non mi riferisco all’esistenza di autore letterario, ma all’esistenza tout court. Così è stato ad esempio, per Vito Mancuso, che ci ha raccontato del suo incontro con la Bibbia avvenuto a 16 anni, o per Andrea Molesini (il vincitore del Premio Campiello 2011 con “Non tutti i bastardi sono di Vienna“), che narra di come l’incontro con il libro della sua vita, l’Odissea, sia avvenuto per bocca di un pescatore analfabeta che la recitava a memoria.”

Storia insomma che possono accattivare quella fascia non poi così esigua di lettori che non disprezzano i libri ma che hanno bisogno di ricevere uno stimolo alla lettura, ad esempio quell’1,5 della popolazione che secondo le ricerche Istat, leggeva in passato ma che nel 2011 non ha aperto neanche un libro. Quella fascia di persone che non hanno un rapporto assiduo con la letteratura ma che non sono del tutto disinteressate ad essa, persone che seguono le trasmissioni della Dandini, o che apprezzano Corrado Augias o che magari non hanno mai letto un romanzo di Andrea Camilleri però sono incuriosite dal personaggio, o ad esempio persone che ascoltano e hanno amato Lucio Dalla, che pure ha contribuito al libro prima di venire a mancare. Insomma, quello di Romano Montroni è un modo delicato per frugare nelle vite di persone conosciute e stimate, costruendo in maniera indiretta dei consigli di lettura che possano stimolare sia i lettori più forti sia quelli più occasionali.

E i non-lettori? In Italia sono più della metà della popolazione, è la percentuale più alta in Europa. Che ne facciamo? “Probabilmente”, riflette Montroni, “se anche ci fosse stato Totti sulla copertina del libro si sarebbero fermati un minuto davanti alla vetrina, e poi sarebbero passati oltre”. Continua nella seconda parte.

Anche ai supermercati interessano gli ebook. In Gran Bretagna il colosso Tesco acquisisce l’azienda dello scrittore Andy McNab.

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“Dimmi che ebook compri e saprò che spesa fai”: il colosso britannico della grande distribuzione Tesco entra nel mercato degli ebook acquistando dallo scrittore Andy McNab la piattaforma per la vendita di ebook Mobcast, fondata nel 2007. L’affare vale circa 5 milioni di euro ed è un altro passo per l’ingresso dell’azienda nel mercato digitale, segue infatti l’acquisizione di un servizio di radio via internet personalizzato WE7 nel giugno di quest’anno, e di Blinkbox, un fornitore di servizi video on demand, a fine 2011. 

Perché questa mossa di Tesco? Secondo quanto sostengono vari commentatori, l’ingresso nel mercato degli ebook o delle radio digitali è un modo per rafforzare il proprio core business – la vendita al dettaglio nei supermercati e ipermercati – acquisendo dati e informazioni digitali sulla propria clientela, in modo da poter piazzare meglio pubblicità e promozioni sui propri prodotti di prima linea, ovvero i generi di consumo al dettaglio. “Entrare nel ciclo dei consumi elettronici di una famiglia”, ha dichiarato ai media locali l’amministratore delegato di Tesco Digital Entertainment Michael Comish, “è un modo per capire con più regolarità che cosa consumano nel mondo reale. Tesco è un’impresa non conosciuta in Italia, dove non ha mai cercato di aggredire il mercato, ma presente in più di 13 paesi del mondo e dà lavoro a più di 500mila dipendenti.

Andy McNab (uno pseudonimo) è un ex militare dei corpi speciali britannici e scrittore di thriller di grande fama anche in Italia, dove viene pubblicato da TEA. Molti dei suoi libri sono stati tradotti in Italia da Stefano Tettamanti, famoso scrittore, agente letterario e traduttore dall’inglese di tanti autori thriller di livello, tra cui Michael Connelly e George Pelecanos. L’azienda diretta dall’autore, fondata nel 2007 insieme con l’attuale amministratore delegato Tony Linch, detiene al momento un catalogo di 130mila titoli in Gran Bretagna, disponibili per smartphone, e-reader e tablet. In più Mobcast offre un servizio cloud ai suoi utenti, che permette loro di costruirsi una libreria online non dovendo più, quindi, effettuare a tutti i costi il download del libro sul singolo dispositivo di lettura.

Editoria 2012: dilagano le sfumature erotiche e i vampiri se ne tornano a letto. Tra un boom editoriale e l’altro, alla fine vinceranno i long-seller?

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Che fine hanno fatto i vampiri? Forse sarà per via dei 31 milioni di copie vendute dalla trilogia delle “50 sfumature” nel mondo (400mila in Italia, come riporta il quotidiano online Il Messaggero); o forse perché si avvicina il tempo delle sirene, come sostiene il quotidiano inglese The Independent; o forse, chissà, perché la crisi senza rimedio della coppia più invidiata, più amata e più pallida di inizio millennio – Robert Pattinson alias Edward Cullen il vampiro e Kirsten Stewart alias Bella Swan – sta gettando un’ombra impietosamente carnale sull’amore vampiresco, romantico, casto e procreativo per eccellenza; fatto sta che il mondo letterario di Twilight, quell’universo di licantropi e Volturi che ha permesso alla sconosciuta Stephenie Meyer di vendere, in poco meno di 4 anni, circa 100 milioni di libri nel mondo, sta neanche troppo lentamente scomparendo dalle spiagge, dalle cronache quotidiane dei mass media, dagli scaffali delle librerie. E non è affatto detto che l’uscita al cinema di Breaking Dawn Parte II risollevi la situazione, viste le promesse di boicottaggio da parte delle fan di Edward decise a punire severamente la fedifraga Kirsten. “In libreria le vendite di Twilight sono rimaste costanti, a essersi assottigliato considerevolmente è il reparto vampiri”, ha commentato a Bibliocartina.it  Marino Buzzi, libraio di catena bolognese e blogger e autore di fama. Però colpisce come nella Top 100 degli ebook più venduti sia su Amazon.it sia sulla Feltrinelli online, non ci sia traccia né di Stephenie Meyer né di altro tipo di vampiro o simili, mentre abbondano i titoli Harlequin Mondadori, insomma le sfumature delle sfumature (un dato che potrebbe suggerirci vari scenari: se Twilight in libreria continua a vendere tra i ragazzi, forse la presenza dei dispositivi di lettura e-ink fra le più giovani generazioni è più tiepida).

Insomma, è possibile che finita l’auge della coppia d’oro, oro come gli occhi di Edward Cullen e come i cachet miliardari di Kirsten prima della figuraccia, i vampiri possano tornare a dormire sonni tranquilli nelle loro tombe aspettando di tornare a colpire nel silenzio e nel buio come da sempre più gli aggrada? Com’è noto (ma non è detto), i vampiri non sono invenzione letteraria degli anni 2000. Anzi, il genere letterario vampiresco si può a ben diritto considerare uno dei più longevi della storia della letteratura; il precursore fu “Il vampiro” di John Polidori, scritto nel 1819; ma più di un secolo prima che Bella Swan vedesse la luce fu Dracula di Bram Stoker ad affermarsi come il primo e vero bestseller del genere, pubblicato in Inghilterra nel 1897 e disponibile oggi in Italia in decine e decine di edizioni e traduzioni (a onor del vero, Dracula è presente anche nella bassa classifica dei più venduti ebook di Amazon) e a più riprese rilanciato e ravvivato, nel corso del XX secolo, anche dall’immaginario cinematografico (e non solo, come si vede dall’immagine del Conte Dracula dell’anime giapponese Carletto e il principe dei mostri).

Iniziò Todd Browning negli anni ’30, dando a Dracula il volto dell’attore ungherese Bela Lugosi, e proseguirono decine di altri autori con altrettante variazioni sul tema vampiresco. Ne ricorderemo qui solo alcune: l’intrigante coppia David Bowie- Catherine Deneuve nell’opera d’esordio di Tony Scott recentemente scomparso, Miriam si sveglia a mezzanotte (1983) tratta dal romanzo The Hunger di Whitley Strieber; il Bram Stoker’s Dracula firmato Francis Ford Coppola (1992) con un Gary Oldman da brivido nella parte del conte, e infine Intervista col vampiro di Neil Jordan (1994), che facendo leva sul sex appeal dei due divi hollywoodiani  Tom Cruise e Brad Pitt diede a conoscere al grande mondo l’opera letteraria di una indiscussa maestra del genere, la scrittrice americana Anne Rice; moglie del poeta Stan Rice, è stata autrice dal 1976 al 2003 delle Vampire Chronicles, saga in dieci volumi avviata proprio da Intervista col vampiro, testo tradotto in italiano da Margherita Bignardi e pubblicato da TEA nel 1995, poi in nuova edizione Longanesi nel 2010, sempre sull’onda dei vampiri Cullen di cui sopra.

La vera curiosità tuttavia, o se vogliamo la quadratura del cerchio, è un’altra: proprio della Rice oggi stanno di nuovo spopolando “The Beauty series”, romanzi erotici scritti negli anni ’80 con lo pseudonimo di A. N. Roquelaure. In italiano non risultano ancora tradotti, ma c’è da scommettere che arriveranno a breve o siano già in lavorazione. Nella fascetta dell’editore americano Plume (appartenente al Penguin Group) si legge “se ti è piaciuto  50 sfumature di grigio, adorerai la trilogia della Bella addormentata”. Un caso davvero peculiare di sinergia tra un boom editoriale – quello dei vampiri – e un altro, e di come una long-seller navigata e poco avvezza, tutto sommato, alle luci della ribalta come la Rice stia godendo i frutti di quei casi editoriali che lei stessa nel corso della sua carriera non era mai riuscita ad ottenere; forse, semplicemente, perché erano altri tempi e l’editoria non era ancora costruita per esplosioni successive.

 

Parliamo di libri

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In questo sito proveremo a parlare di libri, di editoria; di chi i libri li pensa, li vende, li scrive, li legge, li fa viaggiare. Faremo informazione e giornalismo su questo settore poco conosciuto e poco curato, specie nel paese con meno lettori in tutto il nostro continente.

Perché grazie ai libri si conosce il mondo, se stessi, l’umanità. Come hanno detto in tanti, i libri ci fanno viaggiare prima ancora di esserci mossi di casa. E grazie ai libri possiamo provare a costruire una nuova, diversa e più interessante cartina del mondo; grazie ai libri possiamo sentire che la nostra casa – come nel bellissimo quadro di Klee – è una casa che gira, e ci fa vivere ovunque ci portino le nostre storie preferite.